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HomeCannabisI Segnali di Fumo al Festival di Internazionale

I Segnali di Fumo al Festival di Internazionale

La Cannabis diventa argomento che sorpassa i nostri confini e lo fa al festival di Internazionale a Ferrara, dove è stato organizzato un incontro grazie alla collaborazione con Meglio Legale. Non è scontato che questo tema arrivi al grande pubblico, ed è bello che lo faccia all’interno di un festival lanciato nel 2007, e che dal 1993 porti settimanalmente le voci della stampa estera in Italia. Venerdì pomeriggio quindi, il primo giorno del festival abbiamo assistito all’incontro ‘Segnali di fumo’, sulle esperienze a confronto di alcuni paesi che hanno legalizzato la cannabis. Erano quindi presenti come oratori esperti del tema Désirée Attard (avvocata maltese e attivista), Derrick Bergman (giornalista olandese) e Jonathan Hiltz (giornalista canadese), con la moderazione di Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale.

Per introdurre il panel Antonella Soldo ha ricordato, tra le altre cose, come la cannabis sia un: “tema internazionale che riguarda tutti, perchè nel mondo l’approccio delle politiche sulle droghe sta cambiando perciò è giusto confrontarsi con quello che accade in altri paesi, il mercato è unico, quello che non sono uniche sono le politiche”. Questa considerazione è utile anche a noi per ricordarci di alcuni report, come quello della Global Commission on Drug Policy che dal 2011 redige report e sostiene la nencessità di politiche internazionali per finirla con la guerra alla droga, che nei fatti è poi la guerra alle persone viste le implicazioni sociali.

Jonathan Hiltz ha confermato la bontà della legge sulla cannabis in Canada, confermando che i numeri di consumo non sono aumentati, e sono diminuite le denunce per detenzione. Non sono aumentati poi i numeri di persone che guidano sotto effetto di cannabis e non ci sono state particolari problematiche. Tra le criticità rispetto alla legge ha segnalato la possibilità di accesso nel 2018 a questo settore solo per le grandi multinazionali, perchè non è stata regolata l’auto coltivazione e la piccola produzione. Un limite che era meglio non ci fosse. Se l’obiettivo è combattere il mercato nero poi, è necessario dare sicurezza al mercato legale ricorda, permettendo ad esempio la possibilità di fare pubblicità e informazione, perchè il mercato illegale purtroppo non è ancora sparito.

A queste considerazioni si aggiunge Désirée Attard, a cui è stato chiesto come Malta è arrivata un anno fa ad approvare la legge sull’auto coltivazione. L’avvocata maltese ha portato l’esperienza dell’Ong a lei vicina, Releaf, che ha fatto il lavoro di informare sia le persone che i politici, molti dei quali dice non sapevano neanche come fosse fatta una piantina di cannabis. Il principio di giustizia sociale è il motivo per cui oltre alla depenalizzazione abbiamo chiesto la rimozione dalla fedina penale di precedenti. La detenzione fino a 7 grammi, sanzione 50-100 euro dopo e fino ai 28 grammi.

Derrick Bergman fondatore di Voc e giornalista che scrive di cannabis dal 1994 risponde a quella che è la domanda che tutti si fanno, e che Antonella Soldo pone: che cosa ha impedito all’Olanda di completare il percorso di legalizzazione? Bergman, avendo seguito le diverse vicende politiche del suo paese, ha affermato che il processo di legalizzazione si è fermato per la pressione di paesi esteri come la Francia in particolare sotto Chirac. In quegli anni, racconta, un senatore francese appellò i Paesi Bassi come “narcopaese”. Racconta poi che il sistema attuale non è stato implementato per legge ma grazie, li sì, a luoghi pionieristici come il Bulldog che hanno iniziato a creare i coffee shop. Il primo anno questa ormai istituzione aveva avuto 100 raid della polizia, con chiusure e riaperture continue, fino poi a diventare appunto istituzione. Il paradosso, che possiamo rilevare anche noi togliendoci dagli occhi l’apparenza di ‘libertà’ che vediamo nell’esotica Amsterdam, è quello relativo all’impossibilità di auto coltivazione, che Derrick dice causare problemi per più di 1000 persone olandesi ogni anno. Infatti chi auto coltiva viene severamente punito. La constatazione finale è rispetto al ruolo della Germania, che se si offrisse di essere effettivamente pioniera toglierebbe da questo imbarazzo altri paesi europei: secondo Derrick nessun paese vuole essere pioniere di regolamentazione di questa politica.

L’incontro si chiude con i consigli per i governi che vogliono legalizzare: Jonathan Hiltz suggerisce di coinvolgere tutti, e ricorda che la legalizzazione è strada migliore da percorrere così come è importante valutare la base scientifica e partire dal fatto che la cannabis è meno nociva di altre sostanze. Désirée Attard parla di coraggio che i governi devono assumersi, perchè è necessario che ricordino di star servendo il popolo, e la guerra contro la droga non aiuta le persone, quindi è necessario un cambio. Tornando poi in Olanda, Derrick Bergman prende esempio dall’errore olandese per cui è accettato vendere cannabis, ma non è coltivarla, questo metodo è da evitare perchè la coltivazione domestica è importante. Se vogliamo infatti competere con il mercato nero, bisogna poi pensare a tutte le dinamiche: come rilevavo sopra, tra le cose uscite dal dialogo c’è ad esempio la questione della pubblicità impedita alle aziende che non permette alle persone di venire a conoscenza in modo organico di questo mercato e di questa pianta.

Per concludere, Antonella Soldo ricorda come dietro alla ‘guerra alla droga’ ci sono sempre le storie delle persone e continuare a mantenere queste leggi significa andare contro le persone, come ad esempio Cristian giovane ragazzo di Paola il cui caso è stato seguito da Meglio Legale.

Un evento straordinario ad uno dei Festival italiani più importanti del settore, che ha chiuso la tre giorni con 61 mila presenze.

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