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L’oro iberico: estrazioni Rosin e Dho, parola a Ruben Gimenez.

L’oro iberico: estrazioni Rosin e Dho. A colloquio con Ruben Gimenez – Terraextracts

Eccoci giunti alla seconda parte del nostro viaggio attraverso le nuove modalità di consumo che sull’onda lunga americana stanno rivoluzionando il panorama cannabico europeo. E che nel contempo, è viaggio esplorativo tra i grandi protagonisti della cultura cannabica del paese iberico. Se nel numero passato abbiamo preso le misure all’inarrivabile pioniere Feisal Budderman, che ci ha introdotto ai misteri del Bho e Co2, in quest’articolo ci occuperemo delle tecniche di estrazione Rosin Tech e Dho. Per chiudere nel prossimo numero con le nuove frontiere degli Edibles (Ndr: commestibili) con uno chef molecolare d’eccezione.

RosinPer il capitolo estrazioni, nostro anfitrione sarà questa volta uno dei più premiati artisti della penisola iberica, e insieme coltivatore d’eccezione e fresco collaboratore di Marihuana Televisión: il valenziano Ruben Gimenez di Terraextracts, la cui applicazione ferrea e volontà di perfezionamento non conoscono rivali. Ruben negli ultimi anni ha fatto incetta di riconoscimenti e coppe (ben 19 in soli tre anni), sbancando per tre anni consecutivi la Thc Cannabis Cup, probabilmente la cannabis cup più prestigiosa del paese. Dalla sua base operativa del Terra GrowShop sito a La Eliana, nelle propaggini di Valencia Capital, ecco in esclusiva per i lettori di BeLeaf Magazine la voce di Ruben:

“Al mondo della cannabis mi lega soprattutto la passione e la dedizione verso questa straordinaria risorsaPrensa Rosin naturale. Con il mio socio e gran amico Fran di Supreme Strains facciamo tutto il possibile per aiutare le persone sofferenti che a noi si rivolgono, sia attraverso estratti di cbd in crema che altri unguenti, sia soprattutto orientando e consigliando moltitudini affinché possano coltivare da soli la propria medicina.

Il mio cammino in questo mondo inizia già nel 1998, quando ancora dovevamo ordinare per posta i semi dall’Olanda e pregare che il postino non ne approfittasse. Molta acqua è passata sotto i ponti da allora, ma l’unica cosa che non è cambiata è la mia passione e la mia attitudine al duro lavoro.

Poco a poco mi sono avvicinato al mondo delle estrazioni, segnato dall’influenza americana, e iniziai parecchi anni fa i miei primi esperimenti, già nel 2003, ma a quel tempo senza le indispensabili nozioni sulla sicurezza.

Ho assistito a un numero incalcolabile di eventi, e ho degustato vere e proprie opere d’arte, e queste esperienze dirette mi hanno aiutato a perfezionare la mia tecnica perché fosse la più pura e pulita. Tanto da permettermi oggigiorno di realizzare estrazioni di Bho Shatter quasi translucide, e perfezionare moltre altre tecniche per ottenere le texture più incredibili.

I macchinari che utilizzo oggi non hanno niente a che vedere con quelli degli inizi, giacché sono sempre più esigente rispetto alla pulizia delle estrazioni, e la sicurezza delle stesse, che è l’aspetto più importante.

Vi spiego con quali macchine lavoro attualmente:

Forno sotto vuoto Across International Accutemp – 1.9; circuito chiuso di Hemptools 2,5K, per me una delle colonne migliori del mercato; compressore industriale VRD serie 23 CFM; gas Colibrì, Clipper o Dexo. Il gas Dexo lo utilizziamo soprattutto per le estrazioni medicinali perché è il più indicato.”

Ed eccoci allora a parlare di Dho. Il Dho, la cui sigla sta per DME Hash Oil, è una delle nuove sensazioni del rutilante mondo delle estrazioni con solvente, in cui al posto del gas butano si utilizza il gas Dme. Torniamo a Ruben:

“Il processo è lo stesso del Bho, con gli stessi pericoli poiché è un gas altamente infiammabile. Il Dme, etere dimetilico, è però meno tossico e molto più pulito del gas butano, è un gas molto utilizzato nell’industria alimentare. Ma dobbiamo avere chiare alcune cose, e vi parlo per la mia esperienza diretta. Le estrazioni che si ricavano sono parecchio più scure che nel Bho, perché questo gas trascina con sé molta più clorofilla del butano. Altro aspetto da tener da conto: la materia vegetale deve essere molto secca, con la conseguenza diretta di una perdita significativa dei terpeni più volatili. A dispetto di questo, è un tipo d’estrazione molto raccomandabile per l’uso medicinale per la sua mancanza di residui.

Per la sua estrazione si utilizzano gli stessi apparati del Bho: colonna d’estrazione, forno e compressore. Si pone la materia vegetale nella colonna attraverso cui passerà il gas. Il gas trascinerà con sé la resina depositandola in un recipiente che si lascerà all’aria aperta fino a che il gas evapori, prima di metterlo nel forno. Quando il gas sarà totalmente evaporato, inizieremo la fase del “purgado” (purificazione). Si mette la resina nel forno sotto vuoto a 45° connettandolo al compressore, e la si lascia all’incirca per 4 giorni. Da lì, si passa direttamente all’oiler (Ndr: pipa per estratti) per poterlo assaporare o se ne ricavano prodotti medicinali.”

RosinDal Dho al Rosin Tech, da un’estrazione con solvente a un’estrazione meccanica: il salto concettuale è ampio, ma i risultati tutti da scoprire. Ancora Ruben:

“Altra tecnica d’estrazione che ogni giorno conquista più adepti, e che per me sarà il futuro delle estrazioni, è il Rosin. Penso che sarà il futuro proprio per la sicurezza d’estrazione e di consumo e per l’alta qualità che contraddistinguono questa tecnica.

Possiamo pressare materia vegetale, come i resti del trimming, fiori o hashish stesso,

e ottenere un materiale di prima qualità con un sapore pulito e spettacolare. Per non parlare della potenza dell’effetto, che non ha nulla a che invidiare a quella del Bho. A differenza del Bho però il Rosin si può consumare quasi instantaneamente senza necessità di ulteriori processi. Questa facile tecnica semplicemente separa la resina dalla materia vegetale per mezzo della temperatura abbinata alla pressione. E’ come se facessimo una spremuta di marijuana.

Tutto iniziò quando in America un tizio immaginifico decise di mettere un fiore dentro una piastra per capelli. E di spremere quel fiore. I miei inizi con il Rosin non furono affatto differenti.

Decisi di rubare la piastra per capelli di mia moglie, con il rischio di morte che un’azione così scellerata si terraextractsporta appresso. La accesi, la lasciai riscaldare e vi infilai 1gr di quella che al tempo era la mia riserva privata, la mitica BlueBerry, avvoltolata in carta da forno. Il risultato quantitativo mi lasciò perplesso. E pensai: se esercito tutta la pressione possibile otterrò una resa più alta. Ero così sicuro, che al secondo tentativo con un altro grammo della mia amata BlueBerry schiacciai la piastra con tutte le mie forze (Ndr: si badi bene, Ruben è un affezionato al culturismo) reggendomi alle scale di casa: bingo! Avevo raddoppiato il risultato! Certo, a costo di fracassare la piastra di mia moglie e la stessa ringhiera delle scale. Non ho corso mai tanto rapidamente a comprare qualcosa come in quella occasione.

Così furono i miei rudimentali inizi con la Rosin Tech, ma oggigiorno dispongo di una pressa industriale con dispositivo per il riscaldamento che mi sono costruito da solo. Funziona che è un piacere, è automatizzata ed è capace di esercitare una pressione pari a 20 tonnellate.

RosinDi prove ed esperimenti con la nostra pressa ne abbiamo fatti un’infinità. La resa è ovviamente molto legata alla qualità della materia vegetale: più è resinoso il fiore, più alta sarà la resa.

Nel dettaglio, e iniziando dalle temperature più basse, aggiungendo 5gr a esperimento:

a 75gr applicando 1 minuto di pressione a 20t: scarsa resa, molti terpeni; a 80gr, con gli altri parametri immutati, si apprezza una resina trasparente carica di terpeni, con una resa del 15%. A 85gr, la resina acquista una tonalità mielosa, non troppo trasparente, e continua a diffondere un odore penetrante e pulito. A 90gr, ricaviamo una resina che pare melassa e che inizia a uscire dal cogollo sensibilmente prima, non è per niente chiara nelle sue tonalità, ma la resa inizia ad essere significativa, superiore al 20% della materia vegetale. A 95gr notiamo un colore più tostato, e la resina va

Rosin

  perdendo le sfumature citriche e fresche così pungenti delle altre prove. La resa è sempre superiore al 20%. A 100gr la prima cosa che si nota è la velocità con cui la resina si deposita sulla carta da forno, quasi immediatamente. Tende a diventare più scura mano a mano che trascorrono i secondi, ma la qualità rimane molto alta e la resa supera non di poco il 22%.

Ciò che abbiamo comprovato è che se lasciamo riposare le estrazioni ottenute a più di 90gr, queste perderanno il sapore tostato e si accentueranno i sapori propri della genetica “spremuta”. E che la limpidezza dell’estrazione ha molto a che vedere con la genetica utilizzata. Insisto, a mio modo di vedere il Rosin è il futuro degli estratti, perché è accessibile a tutti, per la sua rapidità e per la sicurezza della metodologia. Sempre più numerosi sono i suoi fan!

E lo stesso vale qui in Europa per le estrazioni in generale, anche se siamo ancora distanti dai livelli americani. E la mia impressione è che la tendenza segua crescendo, e per questo è nostra responsabilità che le nuove generazioni realizzino le estrazioni in piena sicurezza, soprattutto il Bho. E parlando di riduzione dei rischi, io sempre raccomando il consumo delle estrazioni attraverso un vaporizzatore, soprattutto quando il consumo è terapeutico, nondimeno per apprezzare al massimo tutte le qualità organolettiche concentrate nell’estrazione.”

E con queste sagge raccomandazioni ci accomiatiamo da Ruben, ringraziandolo una volta di più per la sua generosa disponibilità. Alla prossima puntata con le prelibatezze molecolari di Gea Biopharma!

Alessandro Oria – Presidente di Assonabis

(Photo credits: Terraextracts Visual Life)

Pubblicato originalmente in BeLeaf 6, novembre 2017

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