Dimenticatevi di chi vi dice che i giovani non sono interessati a coltivare la terra: niente di più sbagliato. I dati sono concordi nel rilevare che il binomio agricoltura e giovani funziona molto bene: quasi 55.000 aziende agricole sono infatti guidate in Italia da ragazzi con meno di 35 anni. E le cifre continuano ad aumentare: Coldiretti calcola che ci sia stato un incremento di oltre il 9% rispetto all’anno scorso. I dati fanno il paio con quelli diffusi nel febbraio scorso dalla Camera di Commercio che, citando l’Istat, ha comunicato che “circa 114mila imprese giovanili (18 – 34 anni) hanno aperto un’attività in proprio nel 2016”. Insomma un fenomeno i crescita che non si arresta facilmente, perché il futuro è nei campi e nel rispetto dell’ambiente.
Una nuova generazione di agricoltori
Se si dovesse fare una sorta di identikit del nuovo imprenditore agricolo si sfaterebbe ogni pregiudizio: laureato, con lo spirito profondamente rivolto verso le soluzioni hi-tech, molto esperto di web e nuove tecnologie e aperto al mondo. Anche la formazione diventa più specializzata: i ragazzi sono sempre più competenti e non provengono per forza da famiglie di agricoltori. Ma non solo: i nuovi imprenditori si interessano al sociale con progetti sull’educazione alimentare e di rispetto dell’ambiente. Come non pensare alle fattorie didattiche, agli orti ma anche agli asili nel bosco e al riciclo consapevole, e poi anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.
Queste qualità sono molto apprezzate tanto che le nuove aziende hanno un successo molto più evidente rispetto a quelle passate; Coldiretti ci spiega che oggi i campi, le cui superfici sono superiori di oltre il 50% rispetto alle precedenti generazioni di agricoltori, hanno un fatturato più alto e occupano più lavoratori. Per questo i giovani italiani sono i primi in Europa.