E’ tempo di class action per far valere i nostri diritti. Ci si sta organizzando per fare squadra e tutelare la filiera della canapa ma ci si muove anche per salvaguardare il nostro clima. Manifestazioni, proteste e discorsi hanno caratterizzato questo 2019 grazie a i tanti ragazzi che si sono impegnati ma si può fare di più: si deve ‘costringere’ i governanti a fare davvero qualcosa di concreto.
E così nasce l’idea di “Giudizio universale – invertiamo il processo“, che ha l’obiettivo di chiedere ai giudici di condannare lo Stato per la violazione del diritto umano al clima.
La legge 31/2019 ha esteso la class action a tutti coloro che lamentano una violazione di diritti individuali omogenei. Questo strumento potrà essere quindi utilizzato per far accertare la violazione di diritti fondamentali dell’uomo, come appunto la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo sia nei confronti degli “inquinatori” che delle istituzioni pubbliche che dovrebbero proteggere e garantire tale diritto.
Ci sono cause già vincenti in Europa, come ad esempio in Olanda. Nel 2015
un migliaio di persone hanno fatto causa allo Stato per le scarse politiche climatiche,vincendo il ricorso in primo e in secondo grado con sentenze di condanna che impongono al governo di rivedere i suoi piani.
“È giunto il momento di fare lo stesso in Italia” scrivono i promotori. “In autunno, il deposito dell’atto di citazione sancirà l’avvio del primo climate case mai intentato nel nostro paese: la campagna Giudizio Universale è patrimonio di tutte le organizzazioni e i movimenti sociali impegnati in questi mesi contro i cambiamenti climatici, e vuole essere un ulteriore strumento di pressione per il nostro governo in vista della prossima Conferenza Mondiale sul Clima, in Cile, per fare in modo che la COP di Santiago non sia l’ennesima occasione sprecata”.