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Endocannabinologia: la specializzazione per i medici che vogliono curare con la cannabis

Poiché la modulazione del sistema endocannabinoide risulta importante nel migliorare i sintomi e la qualità della vita delle persone che soffrono di patologie anche...
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Il sistema endocannabinoide nel tratto gastrointestinale

Nonostante sia uno dei meno studiati, soprattutto per lo stigma esistente intorno alla parola Cannabis, il Sistema Endocannabinoide (ECS) è uno dei sistemi più espressi all’interno del corpo umano. 

Gli endocannabinoidi e i loro recettori sono stati identificati praticamente ovunque: nel Sistema Nervoso Centrale e in quello Periferico, in vari organi, nei tessuti connettivi, nelle ghiandole e nelle cellule immunitarie e questa distribuzione fa sì che il Sistema Endocannabinoide sia un potenziale bersaglio terapeutico in numerose condizioni patologiche, comprese quelle relative al tratto gastrointestinale. 

La prima notizia della presenza del Sistema Endocannabinoide nel sistema gastrointestinale (GI) animale risale al 1995, quando un gruppo di scienziati israeliani guidati da Raphael Mechulam – lo scienziato che per primo identificò il THC – isolò un endocannabinoide, il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) nell’intestino canino. 

In seguito venne identificato un altro endocannabionoide, l’Anandamide, e l’enzima responsabile della sua degradazione (FAAH) nell’intestino di topo e successivamente componenti dell’ECS vennero identificati praticamente in ogni porzione del sistema GI umano e animale.

Oggi sappiamo che il Sistema Endocannabinoide è fondamentale nei processi di metabolizzazione del cibo ovvero quei processi che ci permettono di ricavare nutrimento dal cibo ingerito. 

Uno studio clinico del 2009 pubblicato sul British Journal of Pharmacology e condotto su volontari sani, ha evidenziato come la somministrazione giornaliera di 10 o 20 milligrammi di THC sia in grado di diminuire il rilassamento dello sfintere esofageo e di conseguenza tutti i sintomi del reflusso gastroesofageo, una patologia che, solo in Italia, colpisce una persona su tre almeno una volta al mese. Tale azione del THC è mediata dai recettori CB1 del Sistema Endocannabinoide. 

Un’altra problematica molto comune in Italia è quella del “bruciore allo stomaco”. 

Il cibo, una volta entrato nello stomaco, viene ridotto di dimensioni grazie all’azione dell’acido cloridrico ed è proprio una produzione anomala di questo acido a provocare il cosiddetto “bruciore allo stomaco”; in casi gravi, questo fastidio può sfociare in gastriti o in una vera e propria ulcerazione.

Già prima dell’identificazione dei  recettori cannabinoidi, un gruppo di scienziati statunitensi notò che somministrando THC a ratti con ulcere gastriche prodotte da farmaci anti-infiammatori, si riduceva la secrezione gastrica e soprattutto il grado di formazione delle ulcere – evidenziando così l’effetto gastroprotettivo dei cannabinoidi. 

Il Sistema Endocannabinoide è inoltre in grado di modulare anche la composizione del microbiota, ovvero quell’insieme di miliardi di microorganismi che ci aiutano nei processi di degradazione e assorbimento del cibo e di protezione contro le infezioni.

Uno studio effettuato in collaborazione tra vari enti di ricerca europei, in cui sono stati utilizzati topi con una modificazione genetica che induceva l’obesità, ha evidenziato che l’attivazione dell’ECS da parte del microbiota porta ad un incremento della massa grassa. 

Al contrario, bloccando il recettore CB1 si ha invece una riduzione dell’obesità e si modifica la composizione del microbiota, favorendo la presenza di specie batteriche protettive.  

Similmente, anche i probiotici, micro-organismi che se somministrati nelle giuste quantità hanno effetti positivi sulla fisiopatologia intestinale, interagiscono con il Sistema Endocannabinoide gastrointestinale. 

Come dimostrato in uno studio pubblicato su Nature Medicine si è scoperto che la somministrazione di probiotici a topi da laboratorio aumenta l’attività dei recettori CB2, e ciò è correlato con una diminuzione del dolore addominale e dell’ipersensibilità viscerale. 

Il Sistema Endocannabinoide e il microbiota sono quindi in grado di influenzarsi reciprocamente e, poiché i meccanismi di questa interazione sono ancora poco chiari, ulteriori ricerche potrebbero identificare nuovi bersagli farmacologici in patologie come l’obesità e le sindromi metaboliche.

 Oggi abbiamo capito che le interazioni tra il GI e l’ECS sono molteplici e fondamentali per il benessere del tratto gastrointestinale.

Nel prossimo appuntamento, in collaborazione con il team scientifico di Cannabiscienza, vedremo come il Sistema Endocannabinoide sia cruciale anche per la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), una patologia che colpisce circa il 10% della popolazione italiana, soprattutto donne.


Viola Brugnatelli è neuroscienziata, CEO e Direttrice del Comitato Scientifico di Cannabiscienza

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