È partita l’offensiva conservatrice contro l’emendamento sulla canapa inserito nella manovra. Un attacco targato soprattutto Forza Italia, capitanato dal duo Giovanardi – Gasparri, ai quali si sono affiancati in seconda linea altri due esponenti di spicco del partito di Berlusconi, Anna Maria Bernini e Stefania Prestigiacomo. Tutti e quattro contro il testo sulla canapa appena approvato dalla Commissione Bilancio del Senato.
L’emendamento viene giudicato inammissibile; si usano parole forti e soprattutto si motiva il dissenso con falsi concetti, come ad esempio quello in cui si dice che il testo favorirebbe il “dilagare di sostanze che anche gli istituiti di sanità hanno considerato nocive”, testo e musica di Maurizio Gasparri.
Ma il punto maggiormente toccato dall’ondata conservatrice riguarda l’inammissibilità. È sulla base di questo aspetto che Gasparri e Giovanardi sono arrivati addirittura a chiedere la cancellazione del testo alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, unica figura in grado di invalidare un emendamento approvato dal Parlamento.
Nelle sue bordate, Gasparri ha parlato di “norme surrettiziamente introdotte (…) e palesemente estranee al provvedimento che il Senato sta esaminando”. Ma si tratta di un abbaglio visto che, come fa notare anche Federcanapa in un comunicato, l’emendamento risponde non solo alle esigenze finanziarie dello Stato, ma soprattutto a quelle produttive dei tanti imprenditori del settore (quindi conforme alla legge di Bilancio).
Ma Gasparri prosegue: “Si è trattato di una furbata pericolosa e illegale”. In che senso illegale?! Ci si chiede come possa essere considerato illegale un testo correttamente e democraticamente votato nella Commissione Bilancio di uno dei due rami del Parlamento.
E a dare manforte a Gasparri arriva in soccorso Carlo Giovanardi (era tempo che non ascoltavamo il suo conservatorismo sul tema).Sulla rivista on-line l’Occidentale il senatore iper-proibizionista ha giudicato l’emendamento “irresponsabile” sostenendo come sia “in contraddizione con la recente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione”.
Al di là della parola “irresponsabile”, usata impropriamente (forse perché Giovanardi non ha mai voluto considerare i testi scientifici che non demonizzano la cannabis) ci preme sottolineare l’aspetto che riguarda la Corte di Cassazione. L’emendamento non contraddice infatti alcuna sentenza come Giovanardi vuol far credere, visto che la famosa sentenza di mesi fa interpreta le leggi esistenti fino a quel momento. È chiaro infatti come la decisione dei giudici della Corte, successivamente, possa e debba essere superata da una nuova iniziativa legislativa, senza eventualmente contraddirla.
Soprattutto perché è stata la stessa Corte di Cassazione a denunciare un vuoto normativo, chiedendo di fatto al Parlamento di riempirlo. E adesso che arriva l’integrazione della 242, Giovanardi dice che non è possibile riempire quel vuoto. Solo perché non in linea con le sue posizioni ideologiche.
Il vero punto tuttavia è che se l’intervento legislativo di qualche giorno fa venisse stoppato, verrebbero danneggiate migliaia di imprenditori e di operatori con famiglie al seguito. Ben 12000 cittadini, come denuncia l’associazione Lacanapaciunisce in un suo comunicato. Non a caso la stessa Coldiretti ha definito quell’emendamento “opportuno” per non fermare un settore in continua crescita.
L’unica realtà che potrebbe tecnicamente cestinare quel testo, si diceva in precedenza, è la presidenza del Senato, eletta proprio da quel centrodestra che oggi si lamenta. Ma sarebbe qualcosa di pazzesco, praticamente una decisione politica che non compete alla presidente Maria Elisabetta Casellati. Stiamo parlando infatti della seconda carica dello Stato e il suo operato deve essere totalmente imparziale, slegato da qualsiasi orientamento politico. Per cui non resta che appellarci al suo buon senso.
Anche perché dietro quell’emendamento si nascondono diversi aspetti positivi che riguardano tutti i cittadini: la difesa dei diritti dell’individuo, incentivi allo sviluppo economico, la garanzia di avere prodotti di qualità, un occhio più attento all’ambiente e alla green economy. Cose concrete, insomma, che si contrappongono alla propaganda proibizionista: numeri economici da una parte, ideologia conservatrice dall’altra.
Non resta dunque che sperare nell’imparzialità della seconda carica dello Stato, fiduciosi che alla fine il buon senso prevarrà.