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Ora o mai più. Cosa ci deve insegnare la pandemia

“In questo nostro mondo siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.

Non avremmo mai pensato di citare Papa Francesco per aprire un nostro articolo. Ma non possiamo rimanere indifferenti a queste parole pronunciate in una piazza vuota, buia e bagnata dalla pioggia, in una giornata difficile dove contiamo i morti senza intravedere luce.

Non è questione di fede o di preghiera, non c’entra la Chiesa o la religione con le sue responsabilità politiche e sociali. Ciò che Papa Francesco ha detto in mondo visione è solo la fotografia di ciò che siamo realmente: un mondo malato.

Non è la prima volta che ne parliamo. In questi anni abbiamo più volte gridato sul nostro magazine la necessità di cambiare rotta, di tornare sulla strada del rispetto della natura, di tornare alla Terra (con la T maiuscola e anche minuscola). Abbiamo cominciato a vedere qualche movimento con i ragazzi di Friday for future ma non basta, lo abbiamo sempre saputo. C’è bisogno di fermarsi e riflettere. Ed è quello che oggi siamo costretti a fare.

E così abbiamo rivisto gli animali riprendersi i loro spazi, l’acqua tornare pulita nei canali di Venezia, i livelli di inquinamento abbassarsi di botto. Le lunghe file ai supermercati ci hanno fatto venire voglia di consumare in maniera più responsabile, magari tornando a comprare prodotti delle filiera corta senza allevamenti intensivi o le verdure a km zero. Abbiamo visto che si può vivere anche se i centri commerciali sono chiusi e che non c’è bisogno della macchina per fare piccoli spostamenti. Anzi quei 200 metri che ci sono concessi sono diventati così desiderabili. Ci mancano, fra le tante cose, i nostri parchi e stare all’aperto.

Ma tutte le privazioni di oggi sono in grado si insegnarci qualcosa per il futuro? Avremo la forza di cambiarlo questo mondo? Sono queste le domande che pesano come macigni sulle coscienze di tutti. Perché la sensazione è che quello che stiamo vivendo non sia una casualità ma una precisa conseguenza dei nostri deleteri atteggiamenti autodistruttivi. E che non ci sarà un’altra chance, quando riusciremo a risollevarci da questa pandemia.

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