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Perché non possiamo fare a meno della bicicletta per ripartire

Alzi la mano chi, in questa quarantena, ha mai sentito nostalgia per le code interminabili di macchine che hanno caratterizzato l’arredo urbano delle nostre grandi città oppure il parcheggio selvaggio e la puzza di smog che ci circondava. Di sicuro nessuno! Non sappiamo come sarà il futuro ma sappiamo bene che cosa non vogliamo portarci dietro: una mobilità fatta solo di automobili. Eppure il rischio che il prossimo futuro sia caratterizzato da un incremento dell’uso dei mezzi privati c’è.

E’ qui che entra in nostro soccorso la bicicletta: pulita, economica, salutare e ‘naturalmente distanziata’ la due ruote sembrano essere il mezzo di locomozione più adatto per entrare nella tanto agognata ‘fase due’. E soprattutto per restarci anche nelle fasi successive.

Cosa manca alle nostre città per incentivarne l’uso? Da sempre il problema principale è la presenza di troppe macchine che rende pericoloso guidare  in sicurezza e la mancanza di piste ciclabili. Entrambi i problemi, ora, sembrano davvero risolvibili. 

Ma bisogna agire subito per instaurare immediatamente un circolo virtuoso.

Una delle grandi paure è, infatti, la possibilità che, con il contingentamento degli accessi ai mezzi pubblici e la paura di potersi contagiare, i cittadini siano più predisposti a utilizzare un mezzo privato per spostarsi in città. In questo modo, non solo torneremo ad ingolfare le strade, ma potremo addirittura peggiorare la situazione delle polveri sottili e dell’inquinamento atmosferico. Alcuni studi hanno ipotizzato che l’inquinamento sia il veicolo che fa muovere più velocemente il virus e, di certo, un apparato respiratorio compromesso può rendere più grave l’effetto del Covid sulla salute. A prescindere dal Coronavirus ciò che vogliamo è vivere in armonia con l’ambiente che ci circonda.

Come agire velocemente allora?

Legambiente ha presentato ai sindaci italiani un piano in cinque punti per riorganizzare la mobilità: in primo luogo bisogna rendere sicuri i mezzi pubblici, con tornelli e controlli per evitare gli affollamenti, poi sanificare bene e spesso, rendere le mascherine obbligatorie e rimodulare gli orari. Ma è importante anche realizzare piste ciclabili (inizialmente anche) provvisorie su tutte le arterie principali, restringendo le carreggiate delle auto con strisce o barriere.

Gli esempi dal mondo ci indicano la strada per interventi praticamente a costo zero.

Da Montepellier che ha inserito una striscia di vernice e cordoli di protezione con conetti provvisori, a Berlino che ha allargato le piste ciclabili con nuove strisce laterali. Passando per Bogotà, capitale della Colombia, che ha messo in piedi 76 chilometri di ciclabili in più per permettere ai cittadini di non accalcarsi sui mezzi pubblici. Anche a New York gli spostamenti in bici da marzo sono raddoppiati dopo l’invito del sindaco Bill De Blasio ad andare a piedi o pedalare, per evitare di contagiarsi su treni e metro. Per non parlare di Londra dove le compagnie di bike sharing hanno messo a disposizione biciclette gratis per far spostare medici ed infermieri evitando di prendere i mezzi pubblici.

E così la bici è diventata un’alleata nella lotta al Coronavirus. Un obiettivo da seguire anche in Italia per mantenere l’aria pulita che abbiamo ‘riscoperto’ in questo periodo di quarantena e a cui non vogliamo più rinunciare.

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