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Investimenti su ricerca e infrastrutture, ecco come Israele è diventata leader nell’industria della cannabis

Lo stato di Israele è una delle nazioni più progressiste per quanto riguarda la ricerca sulla cannabis medica. È leader per ricerca e sviluppo sulla pianta, è considerata all’avanguardia su qualunque tipo di estrazione, laboratori e centri di ricerca. Ogni singola compagnia investe nella ricerca e il governo, recentemente, ha aperto anche alla legalizzazione tout court. Ne abbiamo parlato con Roei Zerahia, cofondatore di Canndoc, realtà leader nel settore della cannabis medica. Roei è un membro della facoltà e docente senior dell’Accademia israeliana, con esperienza nell’ottimizzazione del database e nel mondo agricolo, e i prossimi 25 e 26 novembre sarà a Roma nella conferenza Cannabis Business Mediterranean 2020, un evento dove diversi stakholder condivideranno le loro strategie sull’industria della Cannabis.

Come sta cambiando il mercato della cannabis medica e quali tratti assumerà nel prossimo futuro, soprattutto guardando all’era post-Covid?

ll mercato israeliano della cannabis medica cresce su base mensile da oltre 10 anni e comprende, ad oggi, quasi 70.000 pazienti (circa l’1% della popolazione israeliana). Durante la crisi legata al COVID-19 il mercato ha continuato a crescere superando con forza, anche perché il governo israeliano ha definito essenziale l’industria della cannabis. Durante il periodo di emergenza, la coltivazione nelle varie strutture è andata avanti, le fabbriche non hanno smesso di produrre prodotti GMP per le farmacie ed è continuata l’importazione di prodotti.

Il ministro della Giustizia israeliano ha aperto recentemente alla legalizzazione, annunciando che indagherà sull’importazione del modello canadese per regolamentare il mercato. A che punto siamo e quali margini ci sono, secondo lei, per ottenere risultati concreti?

Finalmente dopo 3 cicli elettorali, Israele ha un governo funzionante che sta per aprire le esportazioni. Oltre a promuovere la legalizzazione, questione ormai sul tavolo da un po’ di tempo. Si tratta però di un tema trasversale, e la decisione politica dovrà spettare anche ad altri uffici oltre al ministero della Giustizia. Non so se il governo approverà la legalizzazione e non sono sicuro che verrà adottato il modello canadese, ma in ogni caso sarà un processo lungo: prima l’Esecutivo dovrà soddisfare la domanda medica, poi aprire all’esportazione. E solo allora spingere per la legalizzazione. Credo però ci sia bisogno di un periodo di tempo, da un minimo di 12 a un massimo di 24 mesi.

Sarebbe oltretutto il primo Paese del Medio Oriente a fare un passo del genere, quali scenari comporterebbe a livello globale?

Israele è sempre stata all’avanguardia dell’evoluzione industriale della cannabis e ha posto particolare attenzione alle start-up di molti settori, come l’alta tecnologia, la medicina e l’agricoltura. Per quanto riguarda il Medio Oriente, il Libano ha già annunciato che inizierà a coltivare e credo che successivamente sarà la volta della Giordania. Quindi questo è solo l’inizio secondo me.

Siete tra i primi Paesi al mondo per ricerca e sviluppo sulla cannabis. Ci sono eccellenze per qualunque tipo di estrazione, laboratori e centri di ricerca all’avanguardia. Tra le varie innovazioni, per fare un esempio, c’è il tentativo di applicare l’intelligenza artificiale sull’agricoltura. Quanto è importante a suo giudizio investire su innovazione e ricerca e quale valore aggiunto potrà dare alle compagnie israeliane?

È molto importante lavorare sulla prossima generazione di prodotti e allo stesso tempo sviluppare e implementare nuove tecnologie in questo settore. Le scoperte scientifiche fatte in Israele, si vedano ad esempio quelle del prof. Mechoulam e del prof. Hanuš dell’università ebraica, ci hanno aiutato a implementare innovazioni prima della maggior parte degli altri Paesi. La tecnologia si sta concentrando su diversi aspetti, su come ottenere una maggiore resa per metro quadrato, sull’ottimizzazione dei metodi di estrazione e sul conferimento di capacità ad alta tecnologia legata al mondo agricolo.

Il consumo di cannabis ricreativa è stato depenalizzato nel 2019 e oggi chi viene trovato in possesso di cannabis fino a 15 grammi riceve una multa. Che vantaggi si sono visti nel breve termine a suo giudizio?  

Penso che abbia portato due vantaggi. In primo luogo la polizia non perseguita più chi usa cannabis per uso personale, ma solo i commercianti illegali. Due, il cittadino medio in Israele ora può essere responsabile della propria vita, come nell’industria dell’alcool o del tabacco (i cui studi dimostrano che sono più letali della cannabis), quindi il governo, in questo modo, permetterà ai suoi cittadini di consumare prodotti più sicuri che sono sotto supervisione.

Alla luce dei grandi investimenti in ricerca e sulle infrastrutture, Israele si pone ormai come leader mondiale nel settore della cannabis medica. Alcune aziende stanno facendo accordi di cooperazione strategica con grandi realtà canadesi per importazione ed esportazione. Quanto potrà incidere questa spinta nel processo della legalizzazione tout-court?

Israele guida il settore globale della cannabis medica dal 2008. L’importazione, iniziata pochi mesi fa con la prima spedizione che CANNDOC ha effettuato da Tilray (fornendo poche tonnellate) sembra un successo che fornisce al mercato locale nuove genetiche. Non credo che l’importazione promuoverà la legislazione locale, ma di certo consentirà una più ampia selezione di prodotti e genetiche una volta approvata (sempre se lo sarà).

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