Come i cannabinoidi combattono il cancro

La maggior parte dei malati di cancro di cui mi sono preso cura hanno usato cannabis come da anni avviene in altri Paesi. Il motivo, o meglio il razionale che motiva l’utilizzo della sostanza in questa categoria di pazienti, sta nei sintomi che presentano indipendentemente dall’assunzione di chemioterapici. Nello specifico parlo di: perdita di appetito, nausea, vomito, insonnia, dolore, depressione o ansia.

Negli anni ’70 – ’80 per questa condizione clinica, l’industria farmaceutica sviluppò il Dronabinol ed il Nabilone, ovvero THC sintetico. Purtroppo i pazienti si accorsero presto che i sintetici non funzionavano a dovere: troppo lenti ad agire e troppo forti una volta che entravano a regime. Ne seguì una migrazione di massa verso la cannabis naturale.

A seguire fu messo in piedi uno studio comparativo con pazienti trattati col dronabinol e altri con la cannabis naturale. Il risultato è stato che nei venticinque giorni di osservazione succedeva questo: era molto chiaro quali pazienti erano in trattamento con dronabinol perché erano a letto praticamente tutto il giorno, completamente distrutti. Mentre i pazienti con cannabis erano in piedi e ballavano, pulivano le loro stanze e si attivavano molto di più. 

A quel punto l’industria farmaceutica iniziò a spingere sugli oppiacei che non presentano problemi di brevetto (come risaputo un prodotto naturale non è brevettabile). Ed iniziò la tragedia (per le migliaia di morti che questa scelta ha comportato), arrivando al 2015-2019 a numeri impressionanti di morti da oppiacei tanto da decidere di aprire alla Cannabis.

Ritornando ai malati di cancro, tutti messi in terapia con oppiacei, alla fine hanno deciso di smettere e passare alla terapia con Cannabis medica, MA SOLO CHI PUÒ’ PERMETTERSELO economicamente (da 100 a 350 euro al mese è il costo). Certo, gli Stati contribuiscono in parte (molto piccola) ad alleviare questi costi, ma il potere è in mano alle classi ricche e quindi i sussidi sono pochi e controllati. 

I pazienti possono spesso ottenere miglioramenti significativi nella qualità della vita con effetti collaterali minimi, utilizzando dosi molto basse di cannabinoidi nell’intervallo da 10 mg a 60 mg al giorno”, una combinazione di THC + CBD, e altri cannabinoidi in vari rapporti possono essere utilizzati per ottimizzare i benefici del trattamento con cannabinoidi. 

La cannabis medica può aiutare i pazienti a tollerare i trattamenti convenzionali  contro il cancro come la chemio e la terapia radiante, e la Cannabis può essere utilizzata insieme a questi trattamenti con una bassa probabilità di interazione farmacologica. Ciò significa che raramente c’è un motivo per evitare di combinare la cannabis con trattamenti convenzionali contro il cancro (con poche eccezioni indicate nei manuali medici).

Il cancro è incredibilmente complesso e anche lo stesso tipo di cancro in due individui diversi può rispondere in modo molto diverso a trattamenti standard o alternativi. Poiché sono cellule anormali, i tumori fanno cose insolite, come sovraesprimere o non riescono ad esprimere i recettori dei cannabinoidi. L’ambiente fisiologico interno di ogni individuo, la genetica, la dieta e altri fattori producono un caso unico. I buoni risultati di un caso o di uno studio non possono essere ampiamente applicati, nella migliore delle ipotesi possono essere utilizzati come guide. Un piano di trattamento del cancro deve anche tenere conto degli obiettivi e delle preferenze personali di un individuo.

I cannabinoidi combattono il cancro attraverso diversi meccanismi di azione, tra cui l’attivazione della morte cellulare, la prevenzione della crescita e della divisione cellulare, la prevenzione della crescita dei vasi sanguigni che alimentano i tumori e la prevenzione della migrazione delle cellule tumorali in altre aree del corpo. 

Comunque si osserva che la maggior parte dei resoconti individuali di successo nell’uso della cannabis come anti-cancro comportano dosaggi elevati ma sta di fatto che diversi resoconti di pazienti descrivono profonde riduzioni dell’aggressività del loro cancro durante l’assunzione di dosi da basse a moderate di Cannabis.

A differenza dei trattamenti chemioterapici convenzionali sappiamo che i cannabinoidi non sono tossici per le cellule normali. Nella chemioterapia convenzionale, la strategia è di solito quella di utilizzare un farmaco più tossico per le cellule tumorali che per le cellule sane e di somministrare al paziente quanto può tollerare. Effetti collaterali intollerabili, come la neuropatia periferica o la malnutrizione da nausea e vomito, sono spesso i fattori limitanti nel trattamento.