Lo vogliamo dire con chiarezza: con la Conferenza Stato – Regioni e Province autonome per la cannabis light non è cambiato nulla. Ma si sa, il terrorismo mediatico è una macchina che si ripercuote sull’opinione pubblica. Quello che è certo è che, a sei anni dalla lg 242/16, che ha normato la produzione, la cannabis vive in un limbo di occasioni perse, colpa di una politica maldestra e la trasformazione e la vendita sono in estenuante attesa di una definizione serie e certa. Nulla di più, nulla di nuovo. Purtroppo.
Che cosa è successo?
Rumors e anticipazioni, fake news e crisi di isterismo: la tensione di questi giorni ha condizionato un settore già duramente provato. La Conferenza Stato-Regioni e Province autonome era chiamata a prendere una decisione sulle piante officinali ed è riuscita a trovare un’intesa che “permette di definire l’elenco delle specie di piante officinali coltivate e i criteri di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee.”
I partecipanti al tavolo tecnico ministeriale per la canapa industriale (Canapa Sativa Italia, Resilienza Italia, Sardinia Cannabis, Sativa Molise, La Canapa Ci Unisce) avevano precedentemente annunciato la presentazione del decreto “a firma Mipaaf e Minsal sulle piante officinali” affermando che rientravano nel testo anche “foglie e infiorescenze della Canapa Industriale”.
Nulla da obiettare se si vuole inserire la cannabis nella categoria delle piante officinali e erboristiche, ma l’infiorescenza non ha destinazione. La contraddizione nel decreto è nella definizione della stessa come “sottoposta al dpr 309/90, assoggettando alla normativa sulle sostanze stupefacenti parti di piante non stupefacenti, in subordine ad autorizzazioni ministeriali.” L’inganno avviene laddove la presenza di THC, seppur in piccole quantità, infici la possibilità di raccolta e lavorazione della materia prima fuorché con autorizzazione farmaceutica. Ma questo nel decreto non è esplicitato.
In sostanza, se il decreto fosse approvato (non è ancora passato) per la filiera della canapa industriale non cambierebbe nulla. La stigmatizzazione del fiore ha origine con la sentenza della Corte di Cassazione n. 30475/2019 che assoggetta il fiore al dpr 309/90, in contrasto con la lg 242/16, per la quale gli agricoltori sono tutelati dal principio di innocenza come operatori del settore, nel rispetto degli art. 1, 2 e 3. Lo Stato, quindi, mantiene il pugno di ferro sul proibizionismo poiché non prende una decisione in merito alla commercializzazione dell’infiorescenza “priva di effetto drogante”. Ma la canapa industriale coltivata, essiccata e ripartita in parti e commercializzata come prodotto da collezione segue le medesime regole dello scorso mese, dello stesso anno, ossia l’autogestione tramite associazioni di categoria.
Il commento di Agrinsieme
Agrinsieme – il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – commenta il testo sulle piante officinali esplicitando la parte relativa alla canapa: “Lo schema di decreto interministeriale che recepisce quanto disposto dagli artt.1 e 3 del decreto legislativo n.75/2018 – Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali – è un passo importante per il settore delle erbe officinali che attendeva da tempo il completamento del percorso normativo dedicato. Tuttavia, come Coordinamento, esprimiamo rammarico per il fatto che il Testo non preveda in modo specifico l’uso officinale dell’infiorescenza di canapa industriale”. Agrinsieme, in passato, aveva sollecitato ad una modifica del decreto volta a valorizzare pienamente le piante di Cannabis Sativa L. a basso THC in ambito officinale, una risorsa agricola e un settore bisognoso di investimenti che creerebbe occupazione, specie giovanile. “Auspichiamo – conclude il Coordinamento – che in tempi brevi ci sia la volontà di fare chiarezza sugli usi dell’infiorescenza di canapa industriale, per dare certezza agli operatori del settore”.
La discussione con i Tavoli Tecnici
Nonostante il Ministero affermi che il testo del decreto sia stato discusso con le associazioni e le realtà presenzianti i tavoli tecnici, i rappresentanti delle stesse si sono lamentati di non essere tenuti in considerazione. Al contrario, il testo rischia di creare ulteriore caos nella filiera della cannabis light, non dal punto di vista normativo bensì pratico. Gli operatori del comparto cannabico sono già posti a forte pressione da parte del sistema esecutivo e giudiziario, nonché dai media sempre in bilico tra informazione attendibile e la libera interpretazione dei fatti. Notizie fuorvianti, se non palesemente false, sono motivo di numerosi fraintendimenti anche con la legge.
Come anticipato dalle associazioni del tavolo tecnico: “Questo decreto può tradursi in diverse e costose operazioni di sequestri che porterebbero a lunghi processi e poi, successivamente al deterioramento dei prodotti, comunque in assoluzione, perché non stupefacenti e quindi non assoggettabili al DPR 309/90. In assenza della giusta chiarezza, la canapa si trasformerebbe agli occhi di tutte le ffoo in sostanza stupefacente, intasando ulteriormente la macchina della giustizia e con la paura del processo spaventando soltanto gli onesti e quelli che hanno qualcosa da perdere.”
Dal comunicato Mipaaf:
“Il testo è stato ampiamente discusso e condiviso, sia sul piano tecnico che giuridico, nell’ambito dei lavori svolti dal Tavolo tecnico delle piante officinali istituito nel 2019 presso il MiPAAF e si basa sull’ampio e approfondito lavoro di raccolta e analisi di dati scientifici, svolto da docenti universitari ed esperti degli Enti di ricerca accreditati, con la collaborazione attiva dei rappresentanti delle Istituzioni coinvolte, degli Ordini professionali, delle Associazioni dei produttori agricoli, delle imprese del settore e dei rappresentanti delle Regioni.
Produzione di officinali e occupazione giovanile:
“Lo schema di decreto interministeriale recepisce quanto disposto dagli articoli 1 e 3 del decreto legislativo n.75/2018 “Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali”. Viene introdotto un quadro normativo innovativo a livello europeo per il comparto delle piante officinali, a beneficio delle moltissime aziende agricole interessate ad avviare un’attività di coltivazione e prima trasformazione.”
“Il Decreto offre una prospettiva di diversificazione di grande interesse per la nostra agricoltura, in grado di attrarre risorse e investimenti e di favorire nuova occupazione, specie giovanile, proprio nella filiera primaria. La regolamentazione della raccolta delle specie selvatiche e la prescrizione di precisi obblighi formativi per chi intenda praticarla rappresenta inoltre un ulteriore strumento di difesa della biodiversità.”
Nel corso della Conferenza Stato Regioni è stata, inoltre, sancita l’intesa anche sullo schema di Decreto del MiPAAF che definisce i criteri e le modalità di concessione dei mutui agevolati a tasso zero da parte di Ismea e sugli investimenti negli invasi del Piano Nazionale degli interventi nel settore idrico.