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Cannabis light in Italia, cosa dice la legge

C’è ancora molta confusione riguardo la coltivazione e la vendita della cannabis light (con percentuale di THC inferiore allo 0.5%) in Italia. Ecco cosa dice la legge in vigore da gennaio 2017.

La legge sulla cannabis light in Italia

In Italia la richiesta di cannabis light (con THC inferiore allo 0.5%) è sempre più in crescita, a dimostrazione di un settore in forte espansione. Purtroppo, però, nonostante la legge entrata in vigore nel 2017, che permette di coltivare questo genere di cannabis e di commercializzarlo, ci sono moltissime vuoti normativi.

Leggiamo insieme cosa dice la legge.

La coltivazione delle varietà di canapa di cui all’articolo 1, comma 2, è consentita senza necessità di autorizzazione. Dalla canapa coltivata ai sensi del comma 1 è possibile ottenere:

  • Alimenti e cosmetici prodotti esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori

  • Materiale finalizzato alla fitodepurazione per bonifica di siti inquinanti

  • Coltivazione dedicate alle attività didattiche e dimostrative nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati

  • Semilavorati, quali fibra, canapulo, polveri, oli o carburanti, per fornire alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico

  • Materiale destinato alla pratica del sovescio

  • Materiale organico destinato ai lavori di bioingenieria o prodotti utili per la bioedilizia

  • Coltivazioni destinate al florovivaismo”.

I vuoti normativi

Prima di tutto, nella legge è specificato cosa si può ottenere dalle coltivazioni, ma non gli utilizzi che se ne possono fare. L’utilizzo a scopo ricreativo, per esempio, non è né proibito né consentito. Occorre, però, ricordare che è meglio non consumare il prodotto in luoghi pubblici in quanto l’aspetto, l’odore e il gusto sono identici alla marijuana con alte dosi di THC. In questo caso, è utile menzionare il fatto che, nelle confezioni di cannabis light, si fa riferimento ad un utilizzo come collezionismo.

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