Cari cannabici,
in Italia continuiamo ad osservare le convergenze tra la politica che ostacola l’avanzamento del DDL Pierantoni, giunto in Senato, e le necessità reali della società che rappresenta. Le conseguenze della deresponsabilizzazione dello Stato le pagano i cittadini. E così Rita Bernardini, all’ennesima assoluzione, diventa emblema della contraddizione tra diritti e leggi. Infatti i pazienti che autoproducono cannabis terapeutica(*), tutt’oggi, vengono processati. Come Cristian, 25enne fibromialgico calabrese, indagato per due piantine di cannabis, che chiama a testimoniare la sua dottoressa.
(*) la cannabis è appartenente ad un’unica varietà botanica si distingue in base all’uso che ne viene fatto a seconda dei principi attivi contenuti. Diventa marijuana quando viene contrabbandata dal mercato nero, è medicina se ritirata in farmacia con prescrizione medica.
LA POLITICA SI ARENA E RINVIA LA CANNABIS A DATA DA DESTINARSI
Il testo base per l’autoproduzione domestica di cannabis si arena al Senato. Così Riccardo Magi, primo firmatario del dlg, commenta a FuoriLuogo,it: “Con queste manovre si sta tentando di chiudere il cerchio per impedire che anche per via parlamentare, dopo che è stata impedita la via referendaria, sia conquistato un qualsiasi intervento di riforma delle politiche sulle droghe.”
L’On. Magi insiste: “Dopo anni di audizioni, rinvii per dare precedenza a provvedimenti ritenuti più urgenti, altri rinvii spesso strumentali e ostruzionistici, si è arrivati al momento della verità: l’inizio delle votazioni sugli emendamenti per portare rapidamente la proposta di legge in aula dove è iscritta in calendario per il mese di giugno.” La trepidante attesa di milioni di italiani, che hanno già espresso la loro volontà di legalizzare dal referendum del 1993 alla raccolta di 630’000 firme per il quesito referendario del 2021, è nuovamente delusa dalla politica italiana. “Colpo di scena: al Senato viene incardinato in commissione l’esame di alcuni testi sugli stupefacenti e viene annunciato dal presidente leghista della commissione Giustizia che sarà adottato come testo base la proposta della Lega. – commenta Magi – Tutti dicono che ciò sia frutto di uno scambio indecente che vede da un lato la prosecuzione dell’iter sul suicidio assistito al Senato (con Pillon tra i relatori) dall’altro l’avvio della discussione, a puri fini di propaganda, del testo “zero droga”.
>>> Per approfondire
COSA AVVIENE NEI TRIBUNALI: IL POTERE GIUDIZIARIO IN CONFUSIONE
Paola (CZ). Si è tenuto oggi giovedì 5 maggio il processo che vede imputato Cristian Filippo per la coltivazione di due piante di cannabis. L’uso terapeutico è palese in quanto il venticinquenne è affetto da fibromialgia, una patologia che coinvolge il sistema nervoso e incide sulla vita del paziente con dolori cronici, rigidità degli arti, insonnia e alterazioni dell’umore.
Il Giudice Carla D’Acunzo ha ascoltato il maresciallo dei carabinieri Fabio Attanasio, la dott.ssa curante Mary Angela Siciliano e il consigliere regionale Ferdinando Laghi, per concludere con il rinvio alla prossima udienza il 22 settembre 2022. L’avvocato dell’associazione Meglio Legale e Luca Coscioni, Gianmichele Bosco del Foro di Catanzaro, ha accompagnato Cristian Filippo dentro al Palazzo di Giustizia, mentre era presente un presidio di attivisti a supporto dello sventurato ragazzo: le suddette realtà, l’ARCI Cosenza, la Jure Farm e il Filorosso.
“Rifarei le stesse cose, sono nella stessa condizione del 2019: ancora senza una terapia ufficiale. Il tempo è scaduto non possiamo più aspettare. Non posso mettere in stand-by il dolore aspettando che il Parlamento decida.” afferma il ragazzo.
“Non si parla solo di giustizia per Cristian, ma il fatto che in una regione come la Calabria tribunali e forze dell’ordine siano impegnate a perseguire un paziente invece che la ‘Nrangheta è un problema per tutti” dichiara Antonella Soldo, portavoce di MeglioLegale.
Dopo l’udienza Cristian Filippo è stato accolto dal Sindaco di Paola, Roberto Perrotta, che ha dichiarato: “Per fini terapeutici non devono crearsi situazioni paradossali come questa di Cristian, con sofferenza fisica e psicologica. Le leggi ci sono e vanno rispettate ma devono tenere conto delle varie situazioni”.
Antonello, attivista presente al presidio con Jure Farm, ha espresso il pensiero comune per cui “la giornata di oggi è una chiara dimostrazione di quanto in Italia, in questo specifico caso in Calabria, la cannabis continui a rappresentare un argomento tabù anche dal punto di vista medico. La forza di Cristian nel portare avanti questa propria battaglia – spiega – rappresenta la forza di un popolo che non ha voglia di sottostare ad uno Stato assente. La determinazione nel voler portare avanti la sua attività di auto coltivazione deve essere uno stimolo per tutti noi affinché possano sentire la nostra voce.”
Antonello conclude: “È bastato guardare in faccia tutti i presenti di oggi per capire che nessuno aveva chiaro cosa Cristian avrebbe fatto di male nella vita per ritrovarsi in un tribunale a rischiare 6 anni di carcere.”
>>> Per approfondire
Gubbio. Un anno fa il settore cannabico era in lutto per la scomparsa di due operatori in un impianto di abbattimento della cannabis light. A prescindere dalla necessità o meno di un’attività di estrazione del THC per rispettare i limiti legali e quanto la normativa sia congruente con la botanica, l’evento è stato tragico e visceralmente legato al Proibizionismo. La Procura perugina si è pronunciata a riguardo decretando che l’abbattimento del principio attivo della cannabis light è un’attività illegale in quanto non prevista dalla lg. 242/16. Inoltre il materiale non era di produzione aziendale ma le lavorazioni erano effettuate per conto terzi.
Presumibile è che laddove la filiera fosse effettivamente riconosciuta e normata, non inquadrata dalla sola lg. 242/16 bensì strutturata, questi eventi assimilabili alla produzione di grappa negli scantinati non sarebbero necessari per talune aziende.
>>> Per approfondire
Siena. Nel contempo l’On. Rita Bernardini è stata assolta. La disobbedienza paventata da anni segue i cicli di coltivazione e porta sempre alla stessa conclusione: assoluzione.
Difatti, la Seconda Sezione della Corte d’Appello di Firenze ha ribadito: «Coltivare e detenere cannabis con la specifica finalità di erogarla a soggetti che abbiano diritto di assumerla a scopo terapeutico non può in alcun modo interferire con il mercato della droga e con la circolazione di quest’ultima a scopo ricreativo (con tutte le implicazioni criminogene che esso implica), né può minare la sicurezza e l’ordine pubblico o mettere in pericolo le nuove generazioni, perché, al contrario, questo tipo di condotta si inserisce, semmai, nell’ambito della concreta attuazione del diritto alla salute ex art. 32 Cost, diritto fortemente compromesso dal fatto che il SSN distribuisce la sostanza ai malati sotto forma di farmaci di vario tipo (per esempio il Bedrocan) ma a condizioni economiche proibitive».
Se l’autoproduzione con fini di cessione a “pazienti” è accettabile perché non delineare linee guida chiare sull’uso personale per facilitare il lavoro di forze dell’ordine e giudici? e di conseguenza alleggerire il carico emotivo ed economico dei malcapitati cittadini?
Notizie dal mondo
NEPAL: RI-LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS
Il Nepal dall’alto del mondo rilegalizza la cannabis dopo 50 anni di proibizionismo, infatti nel 1976 gli Stati Uniti fecero pressione a tal punto da condizionare la tradizione produzione nazionale.
La cannabis era utilizzata per ricreazione e medicina dall’era degli Indù alla libera vendita su “Freak Street” negli anni ‘90. Il disegno di legge introdotto lo scorso anno in Parlamento ha ripreso il suo percorso verso l’approvazione, dato che i paesi occidentali, con gli Stati Uniti in testa, stanno legalizzando tutti gli usi della cannabis, mentre gli agricoltori rischiano la bancarotta.
>>> Per approfondire
MALAWI: GLI AGRICOLTORI LAMENTANO LA DIMINUZIONE DI VENDITA DI TABACCO E PENSANO ALLA CANNABIS COME ALTERNATIVA
La domanda di tabacco sta per fortuna diminuendo nel mondo a favore della cannabis che prende piede e gli agricoltori di tutto il mondo si stanno muovendo per stare al passo con i tempi. Il Malawi, nonostante l’alto costo delle licenze e considerando che il è uno dei paesi più poveri al mondo, non è da meno. I canapicoltori malawiani autorizzati devono essere collettivi di 30 persone e pagare 10’000$.
Della stessa idea progressista è lo Zimbabwe, la nazione più vasta dell’Africa.
>>> Per approfondire