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Grow shop, nascita della cultura Cannabica italiana e cronache di battaglie politiche mai raccontate

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Grow shop, nascita della cultura Cannabica italiana e cronache di battaglie politiche mai raccontate

Grow shop, head shop, smart shop, hemp shop, canapai, negozi della droga e dello spaccio legalizzato, li hanno chiamati in tutti i modi possibili, ma definire questi negozi delle mere attività commerciali è altamente riduttivo e fuorviante. Se la cannabis oggi riempie le pagine dell’informazione mainstream ed il pregiudizio sulla cannabis sta lentamente disgregandosi, facendo spazio ad un dibattito più scientifico e meno ideologico, possiamo certamente affermare che in buona parte sia merito di queste attività commerciali.

Scopo di questo articolo è raccontarvi una storia mai raccontata, ossia sul ruolo predominante che i grow shop hanno avuto nella normalizzazione della cultura cannabica, sia della persecuzione e battaglia compiuta da queste attività commerciali. Per raccontare dettagliatamente la lotta politica, le persecuzioni giuridiche e la campagna informativa condotta dai grow shop e per smontare il pregiudizio ideologico sulla cannabis, sarebbe necessario un libro.

Difficile immaginare un segmento commerciale produttivo cosi diffamato e ostacolato dalla politica; Ieri centinaia, oggi decine di migliaia di lavoratori e pazienti perseguitati e costretti ad unirsi, per il proprio lavoro, la libertà di cura, la propria passione. Un intreccio tra politica/attivismo/lavoro, proprio dei migliori romanzi a sfondo politico/sociale.

 

Grow shop Genesi

Quasi tutti gli addetti ai lavori sono d’accordo che fu Biosfera di Torino Nel 1998/99 ad aprire il primo negozio di prodotti legati alla canapa. Più che altro abbigliamento, cosmetica, qualche gadgets, qualche semino della sensi seed bank e due lampadine per la coltivazione.

Campo di canapa, Indoorline, Semitalia, Hempatia, Hemporium, Idroponica, Filo d’erba e tanti altri (ci perdoneranno i non citati) . In meno di 3 anni i cosiddetti all’epoca “Canapai” diventano piu di 20 in tutta italia.

Si cominciano a vendere i primi grinder, i primi Bong, la cosmetica alla canapa, Ma soprattutto qualcuno comincia ad osare un fornito catalogo di Semi di marijuana da collezione e degli impianti di coltivazione indoor, completi di terra, vasi e tutto l’occorrente.

All epoca chi osava parlare di cannabis nei bar, nelle comitive o in famiglia veniva tacciato come un “drogato nullafacente”. L’utenza dei Grow shop aumenta sempre di più e in poco tempo i grow shop diventano un punto di riferimento per la cultura della canapa” che in Italia da lì a poco si sarebbe riscoperta.

 

Grow shop in Italia; Da negozi per drogati a punto di riferimento informativo per giovani, meno giovani e pazienti

Quando un “Canapaio” apriva la serranda gli sguardi e l’imbarazzo dei comuni cittadini sulla strada era decisamente palpabile. Non di meno i clienti, entrando od uscendo dai negozi, si guardavano in torno circospetti, cercando di esser visti il meno possibile. A poco a poco la gente li ha conosciuti e non si poteva non notare che oltre ad essere onesti lavoratori, l’utenza che frequentava i grow shop era decisamente variegata.

Architetti, impiegati, operai, pazienti anche gravi, padri e madri con figli; bastava frequentare 2 giorni un grow shop per constatare l’assoluta trasversalità dell’utenza.

Gente così detta “normale” e totalmente differente, accomunata dalla grande passione per la pianta di cannabis, oppure nel caso dei malati, dalla necessita di trovare sollievo e spesso guarigione, dalle tante malattie gravi, con cui la cannabis risulta essere efficacie.

Insomma, in pochissimi anni i Grow shop diventano il punto di ritrovo informativo per decine di migliaia di persone che già all’epoca riconoscevano la cannabis come una cura, come una passione.

 

Riviste di settore, fiere, raduni: Nasce l’informazione sulla cannabis e cadono le prime strutture del proibizionismo

Il mercato dei semi e delle lampade seppur ancora nella nicchia, comincia a crescere relativamente veloce, considerando che la coltivazione di cannabis, era ed è di fatto ancora proibita.

Nasce Dolce Vita la prima rivista di settore e la segue Soft Secret già attiva in Europa. Vengono pubblicate le prime ricerche scientifiche sulla cannabis ed i suoi benefici; La gente “comune” comincia ad informarsi ed essere più consapevole. Escono i primi articoli/report sulla coltivazione di cannabis, l’utenza cannabica si allarga e trova sempre più popolarità. Alcuni Stati cominciano a pensare ad una maggiore tolleranza e in America si parla già di legalizzazione.

 

Nascono le prime Fiere di settore prima in Olanda, Spagna, Svizzera in fine anche in Italia, dove partecipano aziende che fatturano già milioni di euro in semi di cannabis e attrezzature. Ci si comincia ad accorgere (almeno in Europa) che la cannabis è tutt’ altro che una questione per drogati, ma un lavoro, una cura, uno stile di vita, una passione. Tuttavia anche la politica comincia ad accorgersi della nascita del movimento cannabico e come possiamo immaginare ……

 

Grow shop anno 2006 approvata la Legge Fini Giovannardi, inizio della PERSEQUZIONE.

Nel 2006 col governo Berlusconi, viene approvata la Fini Giovannardi, legge liberticida che porta in carcere centinaia di migliaia di consumatori, abrogata poi come anticostituzionale. Una legge paurosamente sbagliata che equipara lo spacciatore al consumatore, poichè con pochissimi grammi di cannabis, si rischiava fino a 20 anni di Galera.

Il governo assegna quasi 900 milioni di euro di fondo al dipartimento delle politiche antidroga, il quale presieduto dal ministro Giovanardi investe tutto, invece che per la lotta alla droga, per la nota persecuzione contro i grow shop, le riviste e la cannabis in generale.

Nel 2007 (a detta dei più noti penalisti) parte un operazione di polizia, della la quale non si trova memoria nelle pagine di cronaca nera, per i delitti di mafia più efferati. Nel novembre 2007 alle 5 della mattina, 90 famiglie in tutta Italia isole comprese, vengono brutalmente svegliate con perquisizioni (anche corporali), sequestri e denunce.

Uno spiegamento di forze dell’ordine di circa 700 uomini in tutta Italia per i criminali grow shop che non ha eguali. Inutile raccontare la paura, lo sconforto e la rabbia di tante persone per bene, poichè la merce sequestrata è risultata essere tutta legale. Infatti, (risultato finale di questa operazione e paradosso all’italiana) 90% delle assoluzioni e merce restituita a quasi tutte le attività.

Le Operazioni tuttavia si susseguono sia localmente che a livello nazionale. Milioni e milioni di euro spesi dallo stato sui Grow shop, per operazioni finite quasi tutte con assoluzioni e restituzioni. Centinaia di migliaia di euro spesi in avvocati. Molte aziende non ce la fanno economicamente e chiudono, molti cadono in depressione per la persecuzione e cambiano vita, ma….

Molti altri sapendo di essere nel giusto, credendo in questa grande risorsa, alzano la testa e combattono per i propri diritti; Nasce il Movimento attivistico per la cannabis

 

2011 Movimento antiproibizionista per la normalizzazione della cannabis; Nasce in Italia l’attivismo Cannabico e il dialogo con la politica

Non Stuzzicare mai il can che dorme!!! Cade la Fini Giovannardi, poiche giudicata incostituzionale dalla Cassazione. Viene sancito il diritto a vendere semi di cannabis da collezione e cade la condotta istigatoria degli esercenti. Forti delle Vittorie giudiziarie, la gente comincia a compattarsi e organizzare delle difese congiunte.
La Fini Giovannardi compie uno scempio inimmaginabile mettendo in galera quasi mezzo milione di innocenti, MA TUTTO CIO’ PROVOCA L’UNIONE DEL POPOLO CANNABICO.

La Cannabis comincia ad avere sempre più sostenitori anche nella politica tra i nostri senatori e deputati, nascono le prime associazioni di settore tra cui P.I.C, Ascia, Il Canapa Info Point e Free weed, costituite da esercenti, pazienti e appassionati perseguitati e arrabbiati per le ingiustizie. Certamente le riviste come Dolce vita e le fiere fanno da aggregante, ma sono sempre i Grow shop il volano principale dell’attivismo cannabico.

Le associazioni non hanno avuto vita facile…. Nonostante ciò con una faticosa e minuziosa opera informativa riescono a coinvolgere politici, personaggi dello spettacolo e nel 2012 la cannabis entra in parlamento. Molti i politici che strizzano l’occhio alla legalizzazione, ma pochi si esporranno efficacemente.

Nasce una “corrente” che farà da anticamera al famoso “intergruppo parlamentare” che contò più di 80 aderenti bipartizan, per la legalizzazione della cannabis. Un tentativo poi fallito con tanta amarezza perchè al dunque, la maggior parte di quei politici, compresi i proponenti, si tirò in dietro perchè l’argomento troppo scomodo, avrebbe minato le sorti del governo.

Durante quegli anni, l’ingenuo “movimento cannabico” ha potuto constatare sulla propria pelle, come funziona la politica. Tante promesse per accaparrarsi i voti, ma di fatto nessun risultato.

 

Dopo quel tentativo sono passati altri 10 anni e ovviamente la cannabis rimane illegale, nonostante una legge depositata e ferma in parlamento, un referendum con quasi duecentomila firmatari e più di 60 stati nel mondo che hanno legalizzato.

 

Negozi e legge; la situazione di oggi

Oggi i vecchi canapai o grow shop sono diventati hemp shop o cannabis shop, se ne contano circa 2000 in Italia, con un fatturato che supera abbondantemente il miliardo di euro, con più di 15000 onesti lavoratori.  Un comparto che sta diventando tutt’altro che di nicchia.

Ormai si parla dei benefici della cannabis in tutte le testate mainstream e salotti televisivi, ma n

onostante ciò un assurda e lacunosa legge nega a questo comparto di crescere. Gli investitori e i migliori produttori migrano all’estero e i milioni di tasse che lo stato potrebbe incassare, vengono investiti per ostacolare questo comparto con persecuzioni giudiziarie.

In questo contesto L’opera informativa dei grow shop e degli attivisti continua inesorabile, ricordatevelo quando la prossima volta passerete davanti ad un Grow shop….

 

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