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L’Italia è antifascista

HomeCannabisLa legalizzazione dei diritti: dagli Lgbtiq+ alla cannabis

La legalizzazione dei diritti: dagli Lgbtiq+ alla cannabis

Torniamo a parlare di legalizzazione dei diritti, dove attivismo e politica italiana sono regolarmente su binari diversi, le lotte per i diritti seppur parallele si focalizzano spesso sulle differenze intestine piuttosto che sulle convergenze di intenti. A ridosso delle elezioni per il cambio di Governo le più note cantanti italiane si schierano contro il sovranismo: un nemico comune, la minaccia alla libertà personale. Elodie, Giorgia, Ariete, Loredana Bertè, Levante sono state le prime a contrastare frontalmente Giorgia Meloni, rimarcando che non importa che sia donna, si rischia un grave recesso sociale dalla legge 194 alle lotte Lgbtq+. La comunità trans risponde: “Serve una convergenza culturale, serve ritrovare il senso vero della lotta di classe che riguarda i corpi di chiunque, sfruttati ovunque, privati di diritti.”

La legalizzazione dei diritti dell’individuo contro il sovranismo

Milo Serraglia è un attivista transfemminista intersezionale esperto in tutela delle differenze e contrasto alle discriminazioni, ha 45 anni, è uomo trans e si dedica alla difesa dei diritti delle persone LGBTQIA+ in particolare quelli delle persone trans sui luoghi di lavoro.

L’attivismo sud americano è stato emblematico nell’unione delle lotte per i diritti, passando per la figura della donna come epicentro di tematiche importanti, in quanto madri, mogli, sorelle, figlie. I temi da osservare sono quindi violenza, salute, infanzia, carceri, lavoro, sessualità. Una posizione simile a quella di taluni movimenti femministi e LGBTIQ+.

Milo Serraglia si muove all’interno di diverse realtà di Roma, con cui quest’anno ha creato e animato San Lorenzo Pride Week, nonché con altri collettivi sparsi sul territorio nazionale, in particolare quelli della rete nazionale Stati Generali LGBTQIA+ & Disability Pride. Nei mesi passati si è creata una convergenza sul tema lavoro – e non solo – con il Collettivo di Fabbrica dei Lavoratori GKN di Firenze, che ha portato a una dichiarazione congiunta sulla difesa a 360° dei diritti sociali e civili.

Una pietra importante per le basi del fronte comune dei diritti dell’individuo.

Cosa c’entrano i diritti lgbtiq+ con la cannabis?

“La cannabis è un tema che difficilmente si trova esplicitato nei documenti politici dei Pride – spiega Milo – ma che con uno sforzo minimo di intersezionalità si può e si deve far ricadere all’interno delle rivendicazioni dei Pride, per esempio laddove parliamo di liberi corpi e di diritti sanitari.”

La cannabis infatti è un farmaco prescrivibile per disturbi da stress e depressione, ansia ed insonnia, che sono sintomi frequenti tra chi non si sente accettato e/o non si riconosce nel proprio corpo. Solo negli Stati Uniti sono 1,5 milioni gli adulti che si identificano come transgender e hanno esigenze di salute fisica e mentale uniche che destano grande preoccupazione: oltre il 40% di loro ha tentato il suicidio (rispetto al 4,6% dell’intera popolazione statunitense). La maggior parte delle persone trans consuma cannabis abitualmente ma sono ancora poche coloro che sanno di poter richiedere una prescrizione medica compatibile con la transizione.

L’uso delle sostanze e le differenze individuali non devono essere criminalizzati.

Il sovranismo rappresenta una parte di società che non valorizza il progresso e le risorse dell’individuo, bensì impone l’omologazione del cittadino ad un modello repressivo: proibizionismo dei diritti. Quindi non ci stancheremo mai di dire che l’informazione è la base per essere consapevoli e coscienti di come funziona il mondo.

“Quando abbiamo scritto il manifesto del San Lorenzo Pride abbiamo rivendicato l’attività di informazione che facciamo negli spazi occupati del quartiere sull’uso responsabile di qualsiasi sostanza in senso anti proibizionista – Milo Serraglia coopera al lavoro territoriale negli spazi sociali – è stato un passaggio naturale per noi e vogliamo portarlo anche all’interno del documento politico del Roma Pride del prossimo anno, oltre che riproporlo in maniera più ampia nel pride di quartiere (San Lorenzo, RM, ndr).

La settimana di eventi queer ci ha reso ancora più chiaro che si può e si deve convergere su tutti i temi delle libertà civili e sociali: dalla lotta contro il caro affitti a quella per il diritto allo studio e al lavoro, alla sanità. Diritti che se sei lgbtqia+ disabile migrante diventano ancora più un miraggio.” 

L’informazione sui canali radiotelevisivi è ridotta all’osso e spesso condizionata da interessi politici ed economici, per questo i social sono strumenti importanti di comunicazione. “Sono molto orgoglioso sia della convergenza di Stati Genderali LGBTQIA+ & Disability Pride con il Collettivo di Fabbrica GKN che del San Lorenzo Pride Week, ma sono due notizie importanti che difficilmente troverai fuori dal circuito social.” commenta Milo rammaricato e prosegue: “Nonostante ci sia sempre un gran parlare di persone LGBTQIA+, nonostante sia nota la situazione GKN (e di altre fabbriche), nonostante il quartiere romano di San Lorenzo sia tristemente noto per fatti di cronaca violenta. Sono notizie che attecchiscono poco e niente perchè ai media mainstream, anche per convenienza politica, va bene se si parla di love is love o di quanto siano blasfemi i Pride o di un’aggressione, oppure preferiscono la Drag Queen nota che rassicura, distrae e magari fa anche dichiarazioni contro le istanze del movimento, rendendo di fatto più complicate le lotte.”

Milo è portavoce di coloro che sono stanchi di urlare per farsi sentire, non si può attendere la tragedia affinché se ne parli: “Si interessano delle fabbriche quando i picchetti in lotta vengono assaltati dalle forze dell’ordine o addirittura da guardie private – prosegue – vengono a San Lorenzo quando purtroppo una ragazzina viene stuprata a morte. Allo stesso modo per avere informazioni corrette sulla cannabis, quale che sia l’uso che se ne voglia fare, non le troviamo di certo sui quotidiani nazionali che anzi sono in fila col numeretto in mano per intervistare (ancora!) Giovanardi, che guarda caso è anche un grandissimo nemico delle persone LGBTQIA+, anti abortista, contrario all’eutanasia come ogni buon ciellino provita”.

Diritti LGBTIQ+ come siamo messi nel 2022 in Italia

“L’italia è un fanalino di coda non solo in Europa ma anche nel mondo: sul fronte dei diritti LGBTQIA+” afferma convinto Milo Serraglia “abbiamo solamente la legge sulle unioni civili – che è ben lontana dall’essere come un matrimonio e che fu il minimo indispensabile perché l’Italia non ricevesse più sanzioni dalla UE – e una legge vecchia di 40 anni per quanto riguarda le vite e la salute delle persone trans, la lg 164/82. Questa legge nasce come sanatoria a un problema che per lo Stato di allora era di ordine pubblico e buoncostume: coprire la vergogna dell’esistenza di persone trans, per lo più donne, che si erano operate all’estero e che quindi avevano un aspetto femminile ma documenti al maschile.”

I diritti riconosciuti sono, quindi, minimi e non sufficienti alla sopravvivenza dell’individuo in una società tuttora ostile alle diversità, dove sono all’ordine del giorno violenze e lesioni ai danni di persone trans per razzismo, ignoranza e una mentalità punitiva e autocratica dominante.

La legge 164/82 è antiquata, non abbiamo leggi contro i crimini d’odio a danno delle persone LGBTQIA+, non sono state vietate le teorie riparative che all’estero sono giustamente equiparate alla tortura, non ci sono leggi specifiche contro le discriminazioni sui luoghi di lavoro (che è uno dei temi della convergenza tra frocie e operai, perchè riguarda la sicurezza sul lavoro), le famiglie omo genitoriali vedono negato il diritto / dovere di riconoscere la propria prole, le adozioni sono riservate solo alle coppie eterosessuali e i diritti riproduttivi sono regolamentati (male) dalla Legge 40. Sono tutti temi che il movimento italiano cerca di portare avanti da decenni con ben poco appoggio dalla politica.” conclude Milo.

Gli scogli duri da superare per parlare di diritti in Italia

Per parlare di diritti in Italia ci si deve relazionare con l’opinione pubblica, le telecomunicazioni e la politica. Serraglia segue il lavoro dell’ufficio stampa del movimento e racconta:

“Se vuoi parlarne sui media mainstream devi faticare e attaccarti al telefono, mandare mail, chat e sperare che la redazione ti conceda uno spazio che però sarà sicuramente inferiore a quello concesso alla controparte.”  L’approccio con le nuove generazioni tramite i social è sicuramente il flusso comunicativo con maggior successo ma sarebbe opportuno riportare l’educazione nei luoghi atti all’insegnamento:

“Un’altra difficoltà è quella di riuscire a fare educazione alle differenze nelle scuole, perché nonostante siano gli stessi collettivi studenteschi a chiederlo, basta un genitore contro il pericolo gender e vengono vietate assemblee, incontri, corsi. E così a parlare di cyberbullismo o di revenge porn ci vanno Carabinieri in divisa e lo fanno in chiave meramente punitiva, colpevolizzante.”

Milo Serraglia tocca quello che è un tema caldo anche nell’antiproibizionismo, la delega dell’informazione alle FFOO, infatti prosegue: “Lo stesso metodo è utilizzato sul tema droghe: invece di parlare alla gioventù si mandano le unità cinofile con grande godimento dei media che possono pubblicare i titoli shock sui “blitz” con le ridicole foto dei “maxi sequestri” di due canne e un grinder.”

Inoltre, chi si occupa in prima linea all’accoglienza del cittadino non ha una preparazione all’altezza del ruolo che ricopre, così come conferma Milo: “C’è una mancanza di formazione del personale che dovrebbe fornire servizi essenziali, anche per questo gli Stati Generali hanno aperto canali di dialogo dapprima con CGIL Nuovi Diritti poi con diverse altre sigle sindacali, sia confederate che autonome, di diversi comparti. Serve una convergenza culturale, serve ritrovare il senso vero della lotta di classe che riguarda i corpi di chiunque, sfruttati ovunque, privati di diritti.

Elezioni. Quali partiti hanno aperto il dialogo con gli attivisti.

Si avvicinano le elezioni, il contrasto al sovranismo di estrema destra è forte, d’altro canto sono in molti a cercare nei candidati un partito che rispecchi i propri diritti sotto un’unica bandiera. Milo Serraglia si occupa di rapporti istituzionali: “A questo punto della storia non è quali partiti abbiano avviato il dialogo – perché va detto che si parla davvero con tutti dato che ci sono tavoli, incontri, dibattiti, chat – ma come intendono comportarsi in Parlamento nel caso che non sia la coalizione di centro destra guidata da Fratelli d’Italia a vincere. Se guardiamo lo schema riassuntivo che gira in questi giorni tutti i partiti dell’altra parte, da quelli della coalizione guidata dal Partito Democratico agli altri, da Unione Popolare fino al Movimento Cinque Stelle, sembra di essere in un paese dove le forze politiche progressiste sono all’avanguardia. Ad esempio ora si dichiarano tutti a favore del matrimonio egualitario, ma solo Sinistra Italiana ha dichiarato di adottare la proposta delle Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford. Così come quasi tutti parlano di riforma della legge trans, è un campanello d’allarme dato che vogliamo una legge nuova e non l’ennesima toppa.”

Serraglia sà che chiunque vinca le elezioni, la lotta per i diritti non andrà in pensione con il prossimo Governo e conclude dicendo: “Attendiamo i risultati elettorali: in caso di vittoria delle destre dovremo difendere con le unghie e con i denti quel poco che c’è, in caso contrario dovremo incalzare con forza tutti i partiti progressisti affinché mantengono le promesse e senza compromessi al ribasso.”

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