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HomeMedicalCancro al seno: la cannabis è consigliata dai medici, ma non prescritta!

Cancro al seno: la cannabis è consigliata dai medici, ma non prescritta!

La cannabis è prescrivibile in Italia dal 2006 per il Ministero della Salute, seguendo la Costituzione che sancisce il Diritto alla libertà di cura (art. 32), seguito dalla legge 94/98 chiamata “Legge Di Bella”, la quale afferma il principio in base al quale un medico può prescrivere cannabis quando indicato come farmaco efficace dalle pubblicazioni scientifiche. In realtà, la cannabis è spesso consigliata dai medici, ma non prescritta!

Sembra che, in Italia come negli Stati Uniti, chi segue una chemioterapia assuma cannabinoidi per alleviare gli effetti collaterali ma non con prescrizione medica, bensì su suggerimento del medico. Paradossale! Molte donne afflitte dal cancro al seno ascoltano questo consiglio ma non sanno se rivolgersi al farmacista, senza prescrizione, o allo spacciatore. Inoltre, in parte sono convinte che la cannabis curi il tumore stesso, ma dove sta la verità?

La dottoressa Marisa C. Weiss ha coordinato un team di ricercatori per la pubblicazione di: “Uno studio Coala-T-Cannabis Survey sull’uso di cannabis da parte di pazienti con cancro al seno prima, durante e dopo il trattamento”, presentato il 12 ottobre 2021, accessibile online dal 1 gennaio 2022.

L’intervista di 612 donne con cancro al seno ha delineato un quadro specifico:

  • Quasi la metà usava cannabis, più comunemente durante il trattamento attivo per gestire i sintomi e gli effetti collaterali comuni: dolore, ansia, insonnia e nausea.
  • Tuttavia, la maggior parte dei pazienti non discute l’uso di cannabis con i propri medici. Al contrario, Internet e la famiglia/gli amici sono le fonti più comuni di informazioni sulla cannabis.
  • Inoltre, la maggior parte dei partecipanti ritiene che i prodotti a base di cannabis siano sicuri e non sa che la sicurezza di molti prodotti non è stata testata.

Gli intervistati hanno dichiarato di essere ricorsi alla cannabis per alleviare i sintomi della terapia per il 42% (n = 257), ossia: dolore (78%), insonnia (70%), ansia (57%), stress (51%), e nausea/vomito (46%). Una curiosità è che il 49% dei partecipanti credeva che la cannabis medica potesse essere usata per curare il cancro stesso. Tra coloro che già assumevano cannabis, il 79% la utilizzava per alleviare i dolori causati dalle terapie sistemiche, le radiazioni e gli interventi chirurgici. Eppure, allo stesso tempo, pochi (39%) ne avevano discusso con uno dei loro medici.

Un altro dato interessante è sui metodi di assunzione: il 70% prediligeva gli edibles, il 65% oli e tinture, il 51% l’inalazione, il 46% l’uso topico 46%, mentre il 45% assumeva cannabis per vaporizzazione. Tra coloro che già assumevano cannabis, i cannabinoidi favoriti dagli assuntori stessi erano:  CBD per il 22%, predominanza di CBD 21%, equivalenza di CBD e THC 19%, predominanza di THC il 26%.

Gli assuntori abituali erano, quindi, consapevoli sia dell’importanza del metodo di assunzione nel rispetto del fitocomplesso, edibles e oli estratti, che del rapporto tra Cbd e Thc, adeguato al sistema endocannabinoide dell’assuntore stesso.

Le conclusioni del team di ricerca:

“Una percentuale significativa dei partecipanti al sondaggio (42%) ha utilizzato la cannabis per affrontare i sintomi; circa la metà di questi partecipanti credeva che la cannabis potesse curare il cancro stesso. La maggior parte dei partecipanti ha utilizzato la cannabis durante il trattamento attivo del cancro nonostante il potenziale per effetti collaterali durante questo periodo vulnerabile. Inoltre, la maggior parte dei partecipanti riteneva che la cannabis fosse sicura e non era a conoscenza del fatto che la qualità del prodotto variava ampiamente e dipendeva dalla fonte.”

Da questo studio si desume come sia fondamentale che i medici siano preparati sulle applicazioni della cannabis per patologie già analizzate in campo scientifico. E’ fondamentale che i medici si prendano la responsabilità di prescriverla, poichè non è plausibile che dei professionisti, con un codice deontologico, suggeriscano di rivolgersi al mercato nero.

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Divulgazioni sul conflitto di interessi:

I ricercatori hanno rilasciato dichiarazioni in merito alle sovvenzioni ricevute così da escludere presunzioni su possibili conflitti di interessi. Riporto in seguito:

Marisa C. Weiss segnala una sovvenzione e un sostegno per partecipare a riunioni scientifiche per la presentazione di poster da Ananda Health/Ecofibre e un ruolo di leadership con Breastcancer.org.

Virginia G. Kaklamani segnala le spese di consulenza di Puma, AstraZeneca e Gilead; pagamenti o onorari da Pfizer, Genentech, Puma, AstraZeneca, Daichi, Seagen e Gilead; e la partecipazione a un consiglio per BMS.

Rowan T. Chlebowski segnala le spese di consulenza di Novartis, AstraZeneca, Amgen, Immunomedics e Genentech e i pagamenti o gli onorari di Novartis e AstraZeneca. Gli altri autori non hanno fatto rivelazioni.”

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