Il TAR si pronuncia a favore del settore cannabico: la pianta può essere utilizzata nella sua interezza. La sentenza arriva il 14 febbraio ed è giubilo per i canapicoltori. Il decreto officinali pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.115 del 18/05/2022, infatti, accorpa la cannabis sativa l. all’elenco di varietà botaniche con regime speciale con l’intenzione di limitare la coltivazione agricola, a cui sarebbe stato permesso commercializzare solo i semi e i loro derivati. In questo modo i fiori e le foglie sarebbero preclusi alle aziende che operano nel comparto riconducendo la presenza di thc al DPR 309/90 (sostanze stupefacenti) fuorché per le case farmaceutiche.
Il ricorso al TAR al decreto officinali promosso dalle associazioni di categoria, Canapa Sativa Italia, Sardinia Cannabis, Resilienza Italia Onlus e Federcanapa, lo abbiamo seguito sin dall’inizio. In quell’occasione Mattia Cusani, segretario CSI, ha espresso chiaramente il quadro della situazione: “Gli operatori hanno bisogno di certezze e stabilità, per poter investire in questo settore, siamo un’associazione che ha sempre cercato di fornire alle aziende protocolli e formazione per lavorare bene e ha sempre chiesto regole, e lo stesso fanno tutte le altre promotrici già da tempo impegnandosi per lo sviluppo etico e sano di questo settore”.
Lo stesso Cusani oggi commenta così la sentenza storica del TAR: “Se le amministrazioni ci avessero ascoltato, e speriamo che da adesso in poi lo faranno con più attenzione, saremmo potuti arrivare a queste conclusioni molto prima, e senza il costo di questo processo per le nostre associazioni e per lo stato italiano. Ma siamo felici di aver affrontato questa sfida perché da adesso in poi non si potrà mai più limitare le applicazioni della canapa senza validi motivi e abbiamo potuto deresponsabilizzare i singoli ministeri competenti rispetto alla “presunta” e non più giustificata necessità di limitare la libera circolazione della pianta di canapa nella sua interezza.”
Piero Manzanares, presidente dell’ass. Sardinia Cannabis, si dice soddisfatto del traguardo raggiunto e sottolinea che: “sarebbe stato impossibile ottenere tanto senza l’unione delle forze con le altre associazioni, insieme si ha una voce più grande.. Siamo felici anche perché il passo è stato fatto dal basso, tante piccole realtà di produttori che hanno avviato questo mercato e che hanno sostenuto il ricorso. Tutto questo sempre sperando che questo messaggio venga recepito dalle forze dell’ordine, le stesse che fanno i controlli in Sardegna, con sequestri e processi, azioni repressive che hanno ridotto la produzione sarda dell’80% nel 2022 nonostante le assoluzioni quasi scontate.”
I motivi di controlli e sequestri da parte delle FFOO sono causati dal limbo normativo che condiziona il settore produttivo: droga o prodotto agricolo? Legge 242/16 o Dpr 309/90? Per rispondere a questo quesito una volta per tutte: la posizione del TAR! La canapa è utilizzabile nell’interezza della pianta, inclusi fiore e foglie.
La richiesta delle associazioni di settore
Le associazioni si erano già espresse negativamente sulle intenzioni di stilare il decreto officinali con questo taglio tecnico opposto alla pratica operativa sui luoghi di lavoro, fin dai primi ragionamenti tra Stato e Regioni. Le istituzioni, però, permanendo in una posizione alienata dalla concretezza degli operatori di settore e dalle necessità del mercato, nonché dall’orientamento politico europeo riguardo la cannabis, hanno perseguito la strada dell’esclusività della produzione di fiore agli stupefacenti. Le associazioni si sono dunque rivolte al TAR in cerca di giustizia!
Cusani spiega: “il decreto non prendeva in considerazione l’intera pianta di canapa, per questo le associazioni avevano fatto fermare la pubblicazione del decreto, poi le forze politiche hanno voluto l’approvazione e siamo stati costretti a presentare ricorso. Il TAR si è espresso a favore delle richieste delle associazioni e ora, paradossalmente, il decreto andrà corretto.”
Una perdita di tempo, denaro e garanzie per gli operatori del settore, che attendono una definizione commerciale e produttiva dal 2016. Oltre al rischio di impresa sempre alto quando la varietà botanica coesiste tra agricoltura, farmaci e stupefacenti.
L’influenza politica e sul tavolo tecnico
“Ora il decreto andrà corretto dopodiché si dovranno stilare gli usi e le applicazioni per gli scopi officinali l’intera pianta di canapa: coltivazione e trasformazione.” aggiunge Mattia Cusani. Sembra una vittoria, ma in realtà è solo un primo passo verso la speranza di definizione di un comparto economico promettente, tanto da essere conteso tra poteri forti.
L’iniziativa del TAR di accennare a una sentenza francese riporta lo Stato italiano con i piedi per terra, o almeno ci prova, ricordando che il resto d’Europa si sta muovendo verso la regolamentazione e non la proibizione. “Il TAR, di sua sponte, ha preso in considerazione il consiglio di stato francese, una sentenza importante del tribunale amministrativo di secondo grado.” aggiunge Mattia Cusani. Cosa potrebbe accadere ora è tutto da vedere poiché la sentenza storica del TAR potrebbe rassicurare le acque con la definizione degli usi del fiore e delle foglie di canapa all’interno del settore agricolo oppure provocare i Ministeri i quali: “potrebbero appellarsi alla sentenza e portarla ai Consigli di Stato, ma sarebbe un ulteriore fallimento delle istituzioni perché durante il processo non hanno posto alcune opposizione. – una contraddizione sottolineata dal segretario di CSI – Ora sarebbe da definire quello che è, spiegato in maniera chiara dal TAR” conclude Cusani.
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