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Perché tutto il mondo cannabico guarda alle elezioni Usa

Mancano poche ore all’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. Quasi 100 milioni di cittadini Usa hanno già votato con una settimana di anticipo, di cui circa 58 milioni per posta. Tutto il mondo aspetta la notte (ma forse ci vorrà anche di più) in cui scopriremo il nuovo Potus.

Ma c’è guarda alla elezioni Usa con ancora più interesse: è il mondo cannabico. 

Anche solo monitorando le borse si può capire l’attesa: dopo la peggior settimana e il peggior mese da marzo, gli indici di Wall Street tentano il rimbalzo trainati proprio dalla aziende che operano nel settore hemp. Il motivo? E’ presto detto.

Il prossimo presidente degli Usa, chiunque sia, dovrà affrontare il tema della legalizzazione a livello federale. Sono troppe le spinte che chiedono di farlo: a partire dai sondaggi che danno ormai la maggioranza degli americani favorevoli, per continuare con le pressioni dei singoli stati (ormai sono 11 ad aver già legalizzato il mercato), per finire proprio con le borse e tutti gli imprenditori che in quel settore hanno investito. In questo tempo così difficile e complicato, chiudere le porte ad un mondo che sappiamo essere molto redditizio e soprattutto benefico dal punto di vista ambientale e medico, sarebbe davvero da pazzi.

E così, per la prima volta, anche la cannabis è entrata nel dibattito politico americano in questa campagna elettorale così strana e turbolenta. Se il presidente uscente Trump non ha mai ostacolato o fatto barricate contro gli Stati che durante, o prima, la sua presidenza avevano scelto di regolamentare il mercato, ha anche avuto 4 anni per legalizzare e non lo ha fatto né ha promesso di farlo. Fra i democratici invece c’è chi ha preso posizioni molto più esplicite.

La possibile vicepresidente Kamala Harris è stata da sempre molto chiara e a favore della legalizzazione. Mentre Biden nel documento Lift every voice: the Biden plan for Black America, scrive che lavorerà con il Congresso per riformare le sentenze federali e fornire incentivi ai sistemi statali e locali di fare altrettanto. Inoltre, depenalizzerà l’uso della cannabis e tutti i reati e le incarcerazioni relative all’uso di cannabis saranno automaticamente annullati.

Riuscirà Kamala Harris a indirizzare Biden verso una presa di posizione più netta? O una volta diventato Presidente prevarrà la moderazione?

In questi mesi più volte Trump ha accusato il suo sfidante di voler introdurre regole più stringenti per l’economia americana in caso di vittoria da parte dell’Amministrazione democratica e addirittura di volere per gli Usa una ‘deriva’ socialista. Il tema della cannabis riuscirà a superare le ideologie o verrà sacrificata per piacere anche ai più moderati?

Quello che noi auspichiamo, e che ci aspettiamo in caso di vittoria dei democratici, è che si diano regole certe velocemente, ciò aiuterebbe il settore a entrare in una fase di vera maturazione. Consapevoli anche che se la rivoluzione antiproibizionista partisse proprio dagli Usa ciò non potrebbe non influenzare, in maniera positiva, anche il Vecchio Continente, che ha bisogno di una spinta per cambiare davvero.

 

 

 

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