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Autocoltivazione e più produzione: la nuova mozione di maggioranza sulla cannabis terapeutica

C’è una nuova mozione parlamentare sulla cannabis terapeutica. E’ datata 9 dicembre ed è stata depositata su iniziativa di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Italia Viva. La mozione è stata firmata da 93 parlamentari, quasi tutti di maggioranza, con alcune eccezioni del Gruppo Misto ed anche la firma di Renata Polverini, deputata di Forza Italia.

Si tratta di un atto squisitamente parlamentare. La mozione, infatti, è uno degli strumenti di indirizzo che il Parlamento utilizza per “dire la sua” su determinati temi di alto interesse sociale. L’iter prevede ora la calendarizzazione e la votazione dell’Aula. Al di là dei tempi – ancora tutti da definire – va detto che anche un voto positivo si tradurrebbe in un impegno nei confronti del governo, ma non in un obbligo.

Resterebbe comunque l’alto valore simbolico di un voto che, come indicato anche nelle premesse della mozione, andrebbe ad inserirsi nella scia delle recenti prese di posizione di Oms, Onu, Stati Uniti e istituzioni europee sul riconoscimento delle proprietà terapeutiche della cannabis e sulla non perseguibilità della stessa, almeno in determinati contesti.

Con la mozione – a prima firma Caterina Licatini (M5s) – i parlamentari firmatari intendono quindi impegnare il governo sui seguenti punti:

1) ad adottare iniziative per rimuovere gli ostacoli per l’approvvigionamento e la continuità terapeutica, aumentando la produzione nazionale con maggiori autorizzazioni a enti pubblici e privati, con maggiori importazioni dall’estero;

2) ad adottare iniziative normative volte a introdurre eccezioni alla configurabilità del reato di coltivazione di stupefacenti, quando le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, siano destinate in via esclusiva all’uso personale del paziente/coltivatore, rendendo tale pratica legale, in conformità con la recente giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (sentenza del 16 aprile 2020, n. 12348);

3) ad adottare iniziative per promuovere e aumentare la ricerca scientifica e l’informazione sulla cannabis medica, anche rendendo autonomo l’Organismo statale per la cannabis dall’Ufficio centrale degli stupefacenti;

4) a votare a favore delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità per la ricollocazione della cannabis, nell’ambito della prossima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti (Cnd) del 3-4 dicembre 2020;

5) a revocare il decreto del Ministero della salute del 1° Ottobre 2020 sulla collocazione del Cbd nella sezione B della tabella dei medicinali derivati da stupefacenti, attualmente sospeso in attesa del parere dell’Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di sanità;

6) a ritirare la circolare del Ministero della salute del 23 settembre 2020 che vieta la consegna a domicilio di medicinali a base di cannabis;

7) ad applicare le disposizioni definite dalle ordinanze della Protezione civile, concernenti la ricetta dematerializzata, di cui al decreto del Ministero della salute 2 novembre 2011, richiamate dall’articolo 3 del decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 25 marzo 2020, anche ai medicinali a base di cannabis;

8) a convocare la Conferenza nazionale sulle droghe per affrontare il tema della gestione del fenomeno del consumo vendita e produzione stupefacenti in maniera più approfondita e organica, così come previsto articolo 1, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, che obbliga il Presidente del Consiglio dei ministri a convocare la Conferenza nazionale ogni tre anni, mentre l’ultima in Italia si è svolta nel marzo del 2009 a Trieste.

 

>>> Qui il testo integrale della mozione depositata <<<

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