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Referendum, la raccolta firme va alla grande. E il risultato non era scontato

La partenza della raccolta firme per la richiesta di un referendum pro cannabis è stata esplosiva. Nelle prime 6 ore 50000 autenticazioni con Spid, nelle 24 ore 100mila, in 48 ore 220000 e in tre giorni 420000. Il sito www.referendumcannabis.it è stato davvero sotto pressione e per questo le email di autenticazione ci mettono anche molte ore ad arrivare al destinatario e alle volte il portale nega l’accesso ai visitatori.

Piccoli problemi tecnici dati dal traffico dati di 10000 firme l’ora. Imprevedibile!

Il traguardo è più vicino del previsto, si rischia di scrivere la storia. Arrivano consensi dal mondo dello spettacolo: Fedez e Vasco Rossi ma anche Nina Zilli e JAX. Se ne parla su Forbes, su SkyTg24, dalle Iene, su tutti i mezzi di informazione.

Questo referendum cambierà la prospettiva sulla cannabis nella visione degli eterni indecisi? Sarà ancora possibile ignorare che il proibizionismo è stata una menzogna di quasi un secolo? Per avere risposte concrete, abbiamo chiesto un parere ai protagonisti di questa campagna referendaria.

Cominciamo con l’Associazione Luca Coscioni, che ha davvero una lunga storia di antiproibizionismo e lotte per la rivendicazione dei diritti. Per la raccolta firme a supporto del quesito referendario pro cannabis, l’Associazione si è presa in carico la gestione della piattaforma online e quindi il lancio della campagna informativa annessa. La Coscioni vede tra i suoi rappresentanti Marco Perduca e Antonella Soldo, volti dell’informazione indipendente nella lotta antiproibizionista.

Marco Perduca, ex senatore radicale e coordinatore delle attività di Science for Democracy, la piattaforma internazionale promossa dall’Associazione Luca Coscioni, è entusiasta del risultato ottenuto: “Sapevamo che il tema della legalizzazione della cannabis era maturo” dice.
Con il decreto semplificazioni e innovazione digitale è stata introdotta la possibilità di raccogliere firme via telematica con l’ausilio dello Spid: “Avendo visto la risposta straordinaria dell’utilizzo della firma digitale per il referendum eutanasia legale abbiamo ipotizzato che la velocità con cui era stata sottoscritta online quella proposta si sarebbe ripetuta. E così è stato: 10.000 firme all’ora in modo pressoché costante.”

Antonella Soldo, portavoce della campagna Meglio Legale, non sta nella pelle: “È un risultato che ci racconta molte cose: che non è vero che la gente è disinteressata a quanto accade intorno, ha solo bisogno di nuovi strumenti e di essere chiamata in causa su temi che sente vicini. La cannabis è uno di questi.” Antonella, che nel suo CV vanta la collaborazione con il Presidente della Commissione straordinaria per la promozione e la tutela dei diritti umani del Senato, ed è stata ex Presidente di Radicali Italiani e coordinatrice del Radical Cannabis Club non ha dubbi: “Potrà sembrare strano alla classe politica che ha espulso dalla propria agenda questo argomento, ma il fatto che in poche ore la richiesta di votare un referendum sia montata con tanta forza racconta di un Paese che crede nella democrazia e nella possibilità dei cittadini di organizzarsi. Oggi dimostriamo che si può fare politica senza i grandi partiti, senza le grandi TV, senza le elezioni. Stiamo inventando qualcosa di nuovo e di straordinario non solo per il nostro paese”. Ma precisa: “Ovviamente, non disdegnamo le forme tradizionali di partecipazione, per questo vi aspettiamo tutti sabato 18 settembre in piazzale del Verano a Roma, speriamo per festeggiare il traguardo delle 500mila firme”.

I numeri per sperare c’erano.

Le motivazioni alla base di questo successo sono tanto consistenti quanto consapevoli grazie all’informazione portata avanti dalle realtà antiproibizioniste italiane. Perduca ricorda, infatti, che “anni, anzi decenni, di campagne pubbliche, disobbedienze civili, proposte di legge d’iniziativa popolare (vedi Legalizziamo! nel 2016 ndr) hanno sortito l’effetto che volevamo: conoscenza, consapevolezza e convinzione antiproibizionista.”

L’iter delle adesioni al quesito referendario sarà ancora impegnativo per l’Associazione Luca Coscioni e il team organizzativo, Perduca ci spiega: “Occorre recuperare i certificati elettorali che, per la prima volta saranno da raccogliere via posta elettronica certificata. Poi la Corte di Cassazione dovrà controllare il numero delle firme e che appartengano a persone col diritto di voto, per inviare alla Corte Costituzionale il testo in modo che questa si pronunci all’inizio di gennaio del 2022. Se tutto va bene i referendum saranno convocati nella primavera dell’anno prossimo dove il voto sarà raccolto solo in forma cartacea”.

Quello che ci chiediamo un po tutti è se questo risultato impressionante condizionerà la classe politica e influirà sul percorso del testo base approvato in Commissione Giustizia. “Il referendum parla d’altro rispetto al Testo Base della Commissione e ha una sua vita istituzionale parallela ai lavori parlamentari. Quindi non influirà direttamente” chiarisce Marco Perduca. “Speriamo che influisca sul dibattito pubblico perché nei media generalisti di solito si parla di cannabis non medica sempre in modo spregiativo. Affrontare la questione in modo non ideologico potrebbe rafforzare la convinzione di procedere in Parlamento per concludere l’iter”, conclude Perduca. Una spinta alla consapevolezza e alla concretezza quindi, visti i tempi ristretti e la minacce di migliaia di emendamenti da parte dei proibizionisti che potrebbero davvero far andare le cose per le lunghe.

Ma noi non vogliamo più aspettare i tempi della politica. Firmare il referendum è quindi una presa di posizione, un segnale forte e chiaro che non si può archiviare, come invece hanno fatto per anni con le tante proposte di legge.

Bisogna scegliere da che parte stare. Come ha fatto Pippo Civati, ex deputato, fondatore e primo segretario di Possibile, che si sta battendo con forza per la raccolta firme su referendumcannabis.it.

La ragione del successo della raccolta firme, secondo Civati, è data da più elementi: il primo è sicuramente che il tema è maturo: “Sono più di quarant’anni che se ne discute e i consumatori di cannabis sono tra i cinque e i sei milioni di persone. Solo il proibizionismo, e l’ipocrisia che lo ispira, non ci fanno considerare questo dato. Questo successo è stata la reazione dei cittadini all’inerzia della politica, bloccata su se stessa”.

Civati mette poi in evidenza la forza democratica della firma digitale come “lo strumento che consente finalmente una raccolta molto più semplice e meno burocratica, più immediata.”

Nonostante le critiche provenienti da entrambe le fazioni pro e contro depenalizzazione della cannabis, i numeri continuano a crescere. “Gli obiettivi della legalizzazione sono quelli di sempre: togliere spazio, potere e pervasività alle mafie e rendere più consapevole il consumo. Gli esempi in giro per il mondo, peraltro, ci dicono che non vi è alcun aumento del consumo, con la legalizzazione”, ci dice ancora Civati. Se ne deduce quindi che “il proibizionismo ha fallito, la legalizzazione è una strada per superarlo, con minori costi sociali.”

A gioire anche il parlamentare Michele Sodano che si dice convinto che la raccolta firme deve necessariamente influire anche sull’iter del testo unico per l’autoproduzione (Magi-Licatini-Molinari). Michele Sodano, in un video lanciato su Facebook mette tutti in guardia: “Viva il referendum sulla cannabis! Ma attenzione al referendum sulla cannabis!” Il motivo è chiaro: “E’ bello quando un popolo si muove per far valere una propria idea e cambiare quella che è una legislazione dello stato. Viva perché ci sono già migliaia di persone che si sono attivate per far firmare quanta più gente possibile e si comincia anche a parlare di lotta alle mafie, di economia, di sicurezza ma bisogna stare attenti”. Per Sodano infatti il rischio è che un eventuale fallimento della raccolta firme segnerebbe la fine di ogni lotta per la cannabis in Italia, per questo bisogna arrivare a tutti i costi a 500000 firme. Sul piano parlamentare, poi, non bisogna diminuire la pressione per la calendarizzazione del DDL incardinato in Commissione Giustizia (il testo unico).

Il successo è palese per questo continuano a crescere anche le realtà promotrici del referendum. Ad oggi sono presenti all’appello:

Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione, +Europa, Possibile, Radicali italiani, Sinistra Italiana, Potere al Popolo, Rifondazione comunista, Europa Verde, Arci, Dolce Vita, A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Lega Italiana per la Lotta all’AIDS – LILA, Coalizione Italiana per i Diritti e le Libertà Civili – CILD, EEmans, Volt Italia, Freeweed, BeLeaf Magazine, LaCasadiCanapa, Cannabis&Cultura Piacenza, Spliff Break, Cannabis for Future, Bear Bush, Made in Canapa, Comitato CICLA, Icanapp, Monkey Weed, Green Pork, Ass. Cannabiservice, Miss Joint, The Hemp Club Milano, Official Fattone, United Activists 4Freedom, Fatti Segreti, Sweed, Fattanza in Abbondanza, Kingston Grow Shop, Spinelli D’Italia, Cannabis Cura Sicilia, Manifesto Collettivo, Cbd GUrgano, Canapass, Hempatia Vaping, Sinistra Anticapitalista, InOltre Alternativa Progressista, UP Su la testa, Movimento 5 grammi, Agrocanapa, Canapaio Ducale Parma.

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