La raccolta firme per il referendum sulla cannabis giunge, finalmente, alla deposizione in Cassazione, grazie al comitato promotore che si è occupato della raccolta di oltre 630mila firme. Presenti alla manifestazione innanzi la Suprema Corte, Riccardo Magi di +Europa, Leonardo Fiorentini di Fuoriluogo, Franco Corleone di Società della Ragione, Marco Perduca e Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni, Antonella Soldo di Meglio Legale, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e molti altri attivisti e rappresentanti politici.
Così il braccio di ferro tra l’Italia del “decoro” e il popolo antiproibizionista continua anche sul fronte cannabis. E’ l’Italia che non vuole limiti alle libertà personali e richiede libero arbitrio per consumo di cannabis e l’eutanasia, che auspica il cambiamento su obiettori di coscienza, per il riconoscimento delle diverse inclinazioni personali e la libertà di cura. Un’Italia che protesta per l’affossamento del DDL Zan in Senato e si ritrova nuovamente a Roma per gridare la propria soddisfazione, laddove il diritto referendario rimane un’espressione del popolo che combatte per la libertà di scelta.
Nicola Fratoianni, sottosegretario di Sinistra Italiana, dichiara al Messaggero: “Abbiamo consegnato 630mila firme per il referendum sulla cannabis, contro l’ipocrisia del proibizionismo e le mafie. Un referendum giusto”. Riccardo Magi (+Europa) prima di entrare in Cassazione ha dichiarato in un comunicato: “Sono oltre 600 mila le firme sul Referendum Cannabis che abbiamo depositato oggi in Cassazione. Firme di cittadini che chiedono di modificare una legge sbagliata, che ha riempito le carceri italiane di detenuti per reati legati alle sostanze stupefacenti, intasato i tribunali, perseguitato milioni di consumatori. Tutto ciò senza avere minimamente intaccato la crescita del mercato illegale delle sostanze e gli interessi delle organizzazioni criminali che lo gestiscono”.
Il Presidente di +Europa prosegue: “Il Parlamento è bloccato sui temi dei diritti civili e delle libertà individuali, sulla Cannabis e sull’eutanasia nelle Commissioni della Camera, come del resto sulla legge Zan. Il Referendum, rivitalizzato dall’uso della firma digitale, non è un pericolo né un attacco al Parlamento e alle sue prerogative, piuttosto è l’unico strumento in mano ai cittadini per superare lo stallo causato dai partiti che vi siedono e per fare passi avanti fondamentali su quei temi che toccano da vicino la vita delle persone”
Georgia Meloni, Presidente di Fratelli D’Italia, lancia il Comitato per il NO. Il referendum per la cannabis “ci pare un messaggio folle”.
Giorgia Meloni da voce a chi è contrario alla depenalizzazione: “Nel giorno in cui depositano le firme per il referendum sulla legalizzazione della cannabis, Fratelli d’Italia annuncia che è disponibile a mettere tutta la propria struttura a disposizione se il referendum sulla legalizzazione della cannabis venisse accolto dalla Consulta, per organizzare il comitato per il no al referendum”. Il quotidiano Libero mostra anche il video in cui la parlamentare dichiara: “È una follia nella nazione con il più alto tasso di abusi per uso droghe presuntamente leggere tra i quindicenni, dire ai giovani che lo Stato è in grado solo di regalare loro la droga libera. Ci pare un messaggio folle”.