DDL Perantoni, rimandato l’ultimo spiraglio per l’autoproduzione

Cari cannabici,

si dice “autoproduzione unica soluzione” ma è una puntata prevista sul tabellone della legislatura? L’andamento generale non promette bene, l’opportunità di coltivare cannabis in ambiente domestico è sempre più distante dai tavoli tecnici. La Commissione Giustizia della Camera, poi, avrebbe dovuto riprendere la discussione sul Ddl Perantoni ma un rinvio dell’ultimo secondo ha fermato tutto. L’On. Riccardo Magi  ha ricordato che questa era “l’ultima possibilità che il Parlamento aveva in questa legislatura per intervenire sulla pessima legge italiana sugli stupefacenti”.

La calendarizzazione, ripresa il 17 marzo scorso alla Camera dei deputati, si sarebbe dovuta concludere con la votazione del testo base.

La proposta di legge è l’ultimo spiraglio per l’autoproduzione

“Un intervento limitato ma importante” dichiara l’On. Magi per BeLeaf Magazine “che peraltro va nella direzione auspicata dalla stessa Conferenza nazionale sulle droghe che si è tenuta a Genova nell’ottobre scorso”.

Sulla scia della Conferenza “Oltre le fragilità” si è espresso anche Walter De Benedetto, con una lettera che ha riproposto la stessa tematica urgente presentata alla Conferenza sulle Dipendenze di Genova: liberalizzare e depenalizzare per rendere una vita sostenibile ai pazienti di cannabis medica. Il trentenne toscano, affetto da artrite reumatoide e assolto da poco per aver coltivato piante a uso terapeutico, tramite il Meglio Legale, ass. Luca Coscioni e Forum Droghe ha recapitato la missiva al Presidente della Camera Roberto Fico, alla Ministra Fabiana Dadone e al Presidente della Commissione Giustizia Mario Perantoni.

Riccardo Magi richiama all’unione: “Non mi faccio illusioni ma credo che si debbano chiamare tutte le forze politiche a un’assunzione di responsabilità”.

Rappresentanti del PD, del M5S e di FI si sono espressi a favore dell’uso medico e della necessità di un progresso normativo che segua la scia di Germania e Svizzera. Un’inclinazione che non deve fermarsi alle dichiarazioni, andando ben oltre il mero braccio ferro ‘droga sì – droga no’, poiché implica coerenza con la realtà anziché con principi anacronistici.

Il riconoscimento delle proprietà terapeutiche della cannabis, avviato dall’Onu nel 2020, è stato emulato con la regolamentazione dell’uso medico in molti paesi del mondo. I pazienti sono implicitamente dei produttori per uso personale e spesso la scelta della legalizzazione della coltivazione domestica è stata una conseguenza logica, come la giurisprudenza italiana insegna, non vi è punibilità laddove non vi è spaccio.

La proposta Magi – Licatini  propone di legalizzare la coltivazione personale di ‘quattro femmine di cannabis’, di depenalizzare i cosiddetti ‘fatti di lieve entità” e di eliminare gli illeciti amministrativi, come la sospensione della patente, questo qualora si sia in possesso dell’autorizzazione all’autoproduzione.

2022: sarà l’anno della cannabis farmaceutica?

In tutto il mondo la connessione tra cannabis e covid è stata evidente, il 2020 è stato l’anno chiave sia per il virus dichiarato pandemico che per le infiorescenze ai massimi di vendite grazie al lockdown. Cbd e cannabis light sono stati richiesti da ogni target. Il 2022 sarà l’anno della cannabis medica per Michael Sassano, CEO e presidente di Somai Pharmaceuticals, che su MjBizDaily pubblica un resoconto di grandi acquisizioni e fusioni di aziende farmaceutiche interessate alla cannabis medica.

In Canada “i grandi attori come Aurora e Tilray-Aphria nel 2021 si sono orientati verso la marijuana farmaceutica,” afferma Sassano “mentre la maggior parte delle aziende canadesi di cannabis e gli operatori multistatali hanno goduto anche della crescita esplosiva del mercato ricreativo.”

La Big Tobacco 4 vuole la sua fetta così: “Persino la superpotenza del tabacco Philip Morris ha segnalato un continuo interesse per il mercato della cannabis farmaceutica con investimenti come Syqe Medical.”

Sassano riassume il quadro globale: ”a cannabis ricreativa ha travolto la maggior parte del Nord e del Sud America e ha creato i primi brontolii in Germania, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Svizzera nell’UE – ma aggiunge – resta da vedere se le domande di cannabis medica saranno accettate a livello globale come prodotti farmaceutici registrati e testati che i medici di tutto il mondo il mondo può prescrivere.” Infine ammette che: “è difficile ignorare il predominio di Stati Uniti e Canada nelle vendite di cannabis ricreativa: questi due paesi rappresentano quasi l’80% delle entrate del mercato globale. – e prevede – L’Europa mostrerà il maggior progresso nella cannabis farmaceutica.”