La legalizzazione della cannabis in America ci sta regalando molto materiale per discutere e comprendere meglio l’evoluzione delle situazioni, dopo un monitoraggio che oggi diventa importante anche a livello temporale per trarre nuove conclusioni. In questi anni abbiamo dato informazione sui vari studi scientifici, dalla salute della persona alle questioni economiche, fino ad arrivare agli sviluppi sociali. Negli ultimi giorni i ricercatori dell’Università di San Diego hanno pubblicato uno studio sul Journal of American Medical sull’impatto della legalizzazione e della depenalizzazione di cannabis sugli arresti per uso personale.
Il tema carcerario è centrale all’interno di questa politica, non solo per i costi economici dello Stato, ma anche per l’aspetto di stigma che si attiva quando si incarcera qualcuno che fa uso personale di cannabis, e sui risvolti che questi avvenimenti possono avere sulla vita futura: pensiamo alle migliaia di persone che ogni anno, in Italia, vengono sbattute sulle pagine dei giornali di provincia, luoghi piccoli che innescano meccanismi di giudizio su un comportamento che non nuoce agli altri. Il carcere per come è strutturato oggi è luogo che cambia, e il rischio di tassi elevati di recidiva elevati (come vediamo nel nostro paese), diventa concreto: in questo modo è evidente che non ci si adegui all’articolo 27 della costituzione.
Questo passaggio è importante per decidere anche nel nostro paese su cosa concentrarsi, e il nuovo studio che ci arriva dai ricercatori americani ci da una risposta: pensare ad una legalizzazione completa, senza passare da una ‘depenalizzazione’, è la soluzione migliore per ridurre gli arresti e creare un mercato organizzato e quindi maggiormente controllabile.
Nello studio realizzato, si evince come la diminuzione degli arresti sia stata maggiore negli Stati che sono passati direttamente alla legalizzazione, senza passare dalla depenalizzazione. Lo studio ha analizzato i dati forniti dall’Uniform Crime Reporting Program dell’FBI in un intervallo di tempo che va dal 2010 al 2019, in 31 Stati, compresi i 9 Stati che in quegli anni hanno attivato la legalizzazione. Gli Stati che hanno direttamente legalizzato la cannabis senza passare dalla depenalizzazione hanno visto una diminuzione degli arresti del 76,3%, mentre gli Stati che prima hanno depenalizzato per poi legalizzare hanno visto una riduzione del 40%. Un altro punto messo in luce dai ricercatori, che indagheremo meglio è relativo allo stigma: infatti, in qualsiasi caso, permane la maggiore probabilità che chi ha una differente etnia venga maggiormente perseguito rispetto ai bianchi americani. La probabilità è di tre/quattro volte superiore.
“I nostri risultati suggeriscono che la legalizzazione della cannabis per uso adulto potrebbe non fornire ulteriori vantaggi in termini di riduzione delle disparità razziali rispetto alla depenalizzazione. Tuttavia, dovremmo notare che la diminuzione degli arresti per possesso di cannabis dopo RCL è stata sostanziale sia per gli adulti neri che per quelli bianchi, dimostrando un cambiamento generale nei comportamenti delle forze dell’ordine“, si legge nello studio.
Nonostante queste evidenze comunque gli stessi autori credono possa bastare anche la depenalizzazione della sola cannabis, con una legge chiarificatrice.