Il ‘Dry January’: la cannabis sostituisce l’alcol

Il ‘Dry January’, tradotto in ‘Gennaio asciutto’, è il mese prestabilito per recuperare le forze fisiche e salutari dopo le abbuffate natalizie, che certamente non ci lasciano indifferenti dopo il mese dei doni e degli avanzi. E allora ecco che viene in soccorso il ‘mese dell’astinenza’, più precisamente da alcolici, per far tornare il nostro corpo in salute. Sappiamo però che spesso per eliminare un vizio o un’abitudine, si ha bisogno di sostituire con un altro elemento: quest’anno i sondaggi ci dicono che il 21% dei partecipanti ha sostituito l’alcol con la cannabis.

Il sondaggio è di Civic Science: il controllo ha rilevato che una pluralità di persone che hanno approcciato al ‘dry January’ non sta sostituendo l’alcol con altre sostanze, ma circa il 60% delle persone sta approcciando a prodotti alcol-free che vanno da differenti tipologie di bevande, tra cui vengono citate le Soda/Setzler, fino ai prodotti a base di CBD o cannabis. I dati suddividi per percentuale sono i seguenti: il 33% non ha sostituito l’alcol con nessun’altra tipologia di sostanza, il 21% ha sostituito con cannabis/prodotti CBD, il 20% con bevande alcol-free, un altro 20% con prodotti Soda/Seltzer e il 6% con la Kombucha. La suddivisione delle statistiche ci fa comprendere meglio anche le differenze di approccio tra differenti età: infatti più della metà degli over 55 non ha avuto la necessità di sostituire l’alcol con altro, mentre il 90% della Generazione Z si è spostato su altre bevande o altre sostanze.

Tra i 21 e i 24 anni il 34% dei ragazzi ha rimpiazzato l’alcol con la cannabis o prodotti al CBD, questa percentuale scende costantemente con l’aumento dell’età fino ad arrivare al 9% per le persone over 55 in cui si rileva invece una buona forma di resistenza, in quanto il 54% non ha avuto la necessità di sostituire la sostanza più legale del mondo con nient’altro. Questi elementi, insieme al dato sul luogo d’uso delle bevande alcoliche e non alcoliche, che vede i giovani usarle più in casa rispetto ai ristoranti o ai pub, segnala dal mio punto di vista un crescente isolamento da parte dei giovani anche nelle modalità di consumo. Certamente l’impatto del covid lascia ancora degli strascichi sociali che rileviamo in molteplici dati in questi anni.

Sarebbe interessante importare nel nostro paese il ‘dry January’ per vedere le differenze di comportamento in una situazione di astinenza, da quella che è una sostanza con un mercato importante ed una facilità d’uso non indifferente. Questa sfida fu lanciata nel 2013 da Alcohol Change UK, dove 4.000 persone parteciparono per la prima volta a questo esperimento. Oggi le persone che vi partecipano sono arrivate a 130 mila.