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Controlli a tappeto a Canapa Mundi: un clima che non fa bene a nessuno. Ma i danni sono “limitati”

I controlli delle forze dell’ordine a Canapa Mundi sono arrivati e questa volta sono una sorpresa: la legge sulla cannabis light compierà quest’anno il suo settimo anno, molte sono le aziende che hanno riconfermato la loro presenza alla fiera romana, altre hanno rinunciato, ma qualche new entry non è mancata. In un quadro normativo incerto, l’unica cosa possibile è lasciare clienti, utenti e semplici visitatori in un clima sereno e adatto ad una fiera che per tutti significa lavoro. E allora la domanda da porsi è subito una: qualcuno ha mai visto controlli così serrati ad altre fiere, o ad esempio al Vinitaly? 

Scrivo queste righe mentre in questo momento, per la terza volta in tre giorni, le forze dell’ordine stanno perquisendo alcuni stand e fuori dalla fiera si sono palesati anche in cani antidroga in accompagnamento. Controlli, direbbero alcuni, ma la realtà è che si tratta di un accanimento mirato ad un settore che necessità di una migliore regolamentazione.

Un accanimento mirato che si è palesato dal venerdì, quando la Guardia di Finanza ha fatto alcuni controlli ad un’azienda italiana immobilizzando il loro lavoro per oltre un’ora. Sabato 18 febbraio, nel pomeriggio, proprio durante l’ora di punta, carabinieri, guardia di finanza e scientifica hanno iniziato a controllare e sequestrare alcuni campioni di materiale (ma anche alcuni gadget) in due stand contemporaneamente, uno di un’associazione di pazienti e l’altro di un’altra azienda di cannabis light. Hanno poi proseguito e continuato a tappeto i controlli da altrettanti espositori. Uno dei quali aveva ricevuto lo stesso trattamento il giorno prima: due controlli in un giorno sono complessi da sopportare. Stamattina, nel giorno di punta della fiera, i controlli sono arrivati proprio all’apertura della fiera, con la comparsa come dicevamo in precedenza di alcuni cani, evidentemente utili a spaventare i visitatori.

Si può parlare di un’azione ‘coordinata dall’alto’ che ha coinvolto Carabinieri (compresi i NAS), Polizia e Guardia di finanza. Un miracolo averli messi tutti insieme. Le forze dell’ordine poi erano presenti sia in divisa che in borghese. Questa non è una perdita economica per le aziende italiane? Cosa ne pensa il Ministero delle Imprese e del Made in Italy? E cosa ne pensa il Ministero dell’Agricoltura?

L’altro dato che possiamo riportare riguarda il fatto che i controlli sono stati indirizzati alle aziende italiane, mentre le aziende straniere (forse perché si vogliono proprio dissuadere gli imprenditori italiani?) non sono state attenzionate. Questo è un atteggiamento intimidatorio che non può far altro che demoralizzare il settore, ancora non tutelato dalla legge 242/2016 che presenta evidenti limiti giuridici lasciando spesso all’interpretazione delle procure la scelta sul da farsi. 

Il commercio della cannabis light è legale nel nostro paese dal 2016, ma ogni tentativo di migliorarla è stato vano: questi tre giorni di controlli devono farci profondamente riflettere sul cambio di clima che c’è stato nel nostro paese, e la difesa di questo settore e della pianta di canapa va incrementato per poter resistere alla repressione. Attualmente il mercato conta circa 3.000 aziende attive con circa 12.000 lavoratori, con un’età media sotto i 35 anni, che rende il settore economico della canapa uno dei più giovani. I negozi fisici sono circa un migliaia, e altrettanti sono gli e-commerce che vendono i prodotti derivati.

Dov’è la libertà economica che la destra dovrebbe prospettare? Soprattutto in un periodo in cui la guerra sta creando gravi conseguenze sul fronte dei costi alle persone? 

Queste domande poste a chi decide di rendere la vita difficile ad un settore economico riceverebbero una risposta ideologica, nell’assenza di comprensione anche scientifica rispetto alla mancanza di qualsiasi principio attivo alterante all’interno delle infiorescenze di cannabis light. Oggi più di ieri quindi, ritengo ingiusta la legge 309/90 perché va ad aggravare anche un settore che ha una sua regolamentazione, seppur ancora da ‘far west’ per la chiara colpa dei legislatori.

E il fatto che potesse anche andare peggio è solo una mezza consolazione. La fiera, a detta degli organizzatori e degli stessi espositori, è stata comunque un successo. Migliaia di persone, nei tre giorni, hanno affollato i corridoi del Padiglione 1 della Fiera di Roma. Per come si era messa, qualcuno pensava che l’intransigenza delle forze dell’ordine avrebbe potuto mettere a rischio anche lo svolgimento stesso della kermesse. E invece, sarà per lo status di “Fiera Internazionale” riconosciuto a Canapa Mundi, sarà per la forza di un settore che non ha intenzione di farsi intimidire, i danni sono comunque stati “limitati”. Ma ora serve un cambio di passo da parte della politica, perché certe scene non si possono più vedere. Né a Roma, né altrove.

 

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