Mantovano interviene all’Onu e dice che tutte le droghe sono uguali

Lo conosciamo già Alfredo Mantovano per le sue posizioni proibizioniste, lo conosciamo perchè in questi anni si è lasciato andare a dichiarazioni palesemente antiscientifiche e manipolatorie per quanto riguarda il tema delle sostanze stupefacenti ed ha inoltre per primo costituito il Comitato per No al Referendum Cannabis, ancora prima che la Corte Costituzionale dichiarasse non ammissibile il quesito.

E allora non ci stupiscono le sue dichiarazioni di oggi, dove nell’incontro a Vienna per la 66esima sessione della Commissione Stupefacenti delle Nazioni Unite sottolinea che: “non esistono droghe leggere e droghe pesanti”, e che sostanzialmente è importante fare informazione, criticando i messaggi sulla legalizzazione che passano sui media, ponendosi quindi in contrapposizione al movimento antiproibizionista che in questi anni è riuscito ad imporre il dibattito almeno per quanto concerne la legalizzazione della cannabis.

Ma Mantovano si spinge più in là, dicendo che: “In altre Nazioni europee si sono conseguiti risultati importanti in termini di abbattimento, ad esempio, del consumo di tabacco, grazie a sanzioni mirate e a grandi campagne di informazione. Non possiamo dire altrettanto per il consumo di droga, questo perché continuano a circolare con troppa insistenza messaggi fuorvianti, relativi alla presunta innocuità o leggerezza di talune sostanze. Il richiamo ai diritti impone di interessarci, prima ancora dei milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate nelle varie tabelle dei singoli Stati, di qualcosa di più importante: e cioè del significato da conferire a termini come libertà e responsabilità.  Per chi intende riscrivere le legislazioni sulla droga avvicinandole a esperienze di legalizzazione, libertà ha la declinazione di fare quello che si vuole, incluso darsi la morte, o comunque porre sé stesso nelle condizioni di non essere più sé stesso“.

Perdonatemi anticipatamente se ho riportato per intero la dichiarazione, che si inserisce nel solco del proibizionismo sui corpi e della retorica del ‘buon padre di famiglia’, ma credo sia importante per capire la mentalità con cui abbiamo a che fare. E a cui dobbiamo contrapporre un altro pensiero, un altro modo di vivere la società che metta realmente al centro la persona. Un pensiero libero dalle ideologie e dalla colpevolizzazione dell’altro, più che dell’analisi di se stessi.

Ci sono quindi persone che si rifanno al pensiero liberale, a tratti anarchico, per cui la libertà individuale è imprescindibile dalla responsabilità, ma è una responsabilità che si deve in primis a se stessi, in quanto se non si è responsabili verso se stessi difficilmente riusciremo ad esserlo anche nei confronti degli altri. Possiamo rifarci a Milton Friedman, esponente della scuola di Chicago, che dalla sua posizione di economista rigettò poi negli anni ’80 alcune politiche di Reagan, in particolare sul tema del probizionismo. L’economista americano sosteneva che la legge deve proteggere l’individuo dalla violenza altrui, ma non da se stesso, perchè è titolare del diritto alla sua vita. Per cambiare campo, ricordiamo il filosofo mancato a fine 2021 Antonio Escohotado che sosteneva l’importanza della legalizzazione delle sostanze stupefacenti, avendo fatto uno studio approfondito sulla storia delle droghe e dell’essere umano: fu traduttore di grandi intellettuali e scienziato come Newton, Hobbes e Bakunin. Escohotado nei suoi scritti parlava della libertà di difendere i propri criteri al di sopra delle convenzioni sociali ed ideologiche.

In molti altri paesi del mondo, forse più per motivi economici che per motivi di libertà individuale si sta legalizzando la cannabis, ma quello che in molti hanno capito è che questo fenomeno non è più reversibile, che la cannabis non è classificabile tra le droghe pesanti, e che il proibizionismo ha creato più morte che prevenzione. Perchè c’è una cosa che tutti dimenticano, in questo mondo che i conti in tasca li fa eccome, che se c’è una domanda di un prodotto evidentemente ci sarà un’offerta, e l’offerta di sostanze stupefacenti da parte delle mafie è sempre maggiore.

E allora chiedo a Mantovano di confrontarsi anche sui dati, sui numeri, sul traffico illecito che si lascia nelle mani della criminalità organizzata che reinveste evidentemente il bottino derivante dalle sostanze in attività legali: piacerà alla destra sapere che grazie al proibizionismo c’è di fatto una concorrenza sleale che si attua nei confronti di chi paga le tasse con puntualità?