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HomeBenessereUn corso sulla pianta di Cannabis all'Università di Padova

Un corso sulla pianta di Cannabis all’Università di Padova

Quante volte abbiamo pensato: se solo le Università si occupassero di cannabis, non cambierebbe qualcosa di significativo nel rapporto tra questa pianta e la società? Non aumenterebbe la conoscenza? E quindi anche la gestione delle paure imposte dai governi in questi anni, che non hanno permesso di fatto l’apertura alla ricerca scientifica su questa pianta. Ecco: Cannabiscienza in questi ultimi anni ha portato avanti un corso per l’apprendimento permanente presso l’Università di Padova, che è arrivato oggi alla terza edizione e per cui c’è la possibilità di vincere tre borse di studio messe a disposizione da Valentina Varisco, attivista e promotrice di una diversa cultura e approccio sulla cannabis. Una possibilità che hanno aperto anni fa i fondatori di Cannabiscienza, Viola Brugnatelli neuroscienziata e ricercatrice, attualmente CEO di Cannabiscienza e Docente presso l’Università di Padova e Andrea Cristofoletto co-fondatore e COO di Cannabiscienza. Li abbiamo raggiunti per raccontarci in cosa consiste questo progetto.

Viola, come e quando nasce questo corso?

Viola: “Il corso nasce proprio dalla necessità di iniziare a colmare un vuoto formativo a livello universitario, quindi è stata una grande fatica ma anche un successo. Nel 2017 sono nate le prime soluzioni formative in collaborazione con l’Ateneo di Padova in tema cannabis ma vi erano anche dei limiti, legati ad aspetti geografici ed economici. Per questi motivi dal 2018 abbiamo iniziato a favorire il fattore online, così da raggiungere più agilmente un numero maggiore di persone. All’inizio vi era un po’ di titubanza sulle lezioni online, ma il feedback positivo degli studenti ha dissipato ogni dubbio per le iniziative degli anni successivi”

Rispetto al corso, quali sono le specifiche e il motivo per cui una persona interessata alla cannabis dovrebbe iscriversi a questo corso?

Andrea: “Investire in formazione e cultura paga sempre ottimi ritorni. Permette di prevenire errori, aiuta a sviluppare nuove idee, a trovare nuove soluzioni, a porgere l’attenzione ai punti critici, a impostare un metodo, a capire i propri limiti e la fattibilità dei propri progetti.

Inoltre, il certificato dell’Ateneo è spendibile non solo in Italia ma anche in tutta Europa. È l’occasione per allargare e formalizzare la propria conoscenza tecnica e culturale di questa pianta.

Le lezioni vengono rilasciate settimanalmente e si possono seguire da pc o smartphone senza vincoli di date e orario. Non si tratta di un corso di laurea o un master universitario, bensì di un corso per l’apprendimento permanente, aperto anche a persone prive di particolari titoli di studio.

Valentina, perché credi che sia importante questo tema tanto da mettere a disposizione delle borse di studio?

Valentina: “Secondo me è importante perché si può abbattere lo stigma solo con la conoscenza, di atti dimostrativi ne abbiamo fatti a centinaia e non abbiamo concluso nulla. Negli ultimi 20 anni c’è la possibilità di appoggiarsi alla scienza, ma questo lavoro è necessario per fare divulgazione anche per combattere lo stigma. Un sacco di gente su instagram mi ha chiesto cosa poteva fare per lavorare nella cannabis: mettere a disposizione queste borse di studio è la chiusura di un ciclo e l’apertura di nuove possibilità per tanti giovani”

La legge italiana sulla cannabis medica dove e come potrebbe essere migliorata? Sappiamo che ci sono delle difficoltà dal punto di vista della produzione dello Stabilimento Chimico Farmaceutico, ma anche rispetto alla varietà di medicinali disponibili.

Viola: “Sono diversi i punti in cui sarebbe opportuno intervenire, tra questi il tema della rimborsabilità delle terapie con CM. Il rimborso, applicato in base alle singole leggi regionali, sta creando un’ingiustizia sanitaria tra i pazienti italiani, perché un residente in Lombardia ad esempio potrebbe vedersi rimborsate patologie che pazienti di altre regioni devono invece pagare di tasca propria.

Questo è il primo problema. Sulla legge di per sè, il problema è quello che hai toccato tu. Vero che teoricamente abbiamo uno Stabilimento adibito alla produzione, ma l’INCB (International Narcotic Control Boreau) considera per l’Italia una necessità minima di 2 tonnellate, quantità che mai sono state coperte o importate.

Il problema alla base è che di fatto non c’è un libero mercato, come avviene in UK e Germania. In Italia si continua sulla via dell’import tramite bandi e atteggiamenti monopolistici, dove le piccole-medie aziende nazionali non riescono mai a parteciparvi.

Questi bandi spesso però non soddisfano le necessità dei pazienti e medici prescrittori, che ancora riportano carenza di prodotto o poca compliance.

Andrea: “Ricollegandomi al tema della rimborsabilità, vi è un problema anche nelle ristrettive indicazioni ministeriali sulle applicazioni cliniche della cannabis: sebbene la CM possa essere prescritta in Italia, in scienza e coscienza, per tutte le patologie per la quali vi sono evidenze in letteratura scientifica tali da giustificarne un’impiego, il Ministero ne ha indicate solo 6 e le Regioni, legiferando sulla rimborsabilità, hanno ulteriormente ridotto tali patologie, non certo su una base scientifica. Cannabiscienza ha recentemente pubblicato l’aggiornamento del manuale Principi di Cannabinologia Clinica, ove sono 30 le patologie affrontate con dati pre-clinici e clinici a supporto.

Sarebbe anche opportuno che si iniziasse a riconoscere il valore terapeutico del fitocomplesso e non solo delle singole molecole di THC e CBD. L’esperienza empirica ci dice che se si sta prendendo una determinata varietà in un percorso di medicazione, non si può cambiare con un’altra e che due varietà con lo stesso titolo di THC e CBD possono creare effetti diversi nel paziente.

Per poter richiedere la borsa di studio puoi cliccare al link sotto:

Richiedi la borsa di studio per il corso sulla pianta di cannabis di Cannabiscienza

 

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