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Traffico di sostanze: l’alleanza europea per il controllo dei porti

La lotta alla droga sembra essere l’unico comune denominatore che tiene insieme tutti gli Stati Europei: non la guerra in Ucraina, o le battaglie sui diritti civili, o la creazione di un esercito unico europeo o di un welfare che possa aiutare il nostro continente. Non la ricerca scientifica o gli investimenti in energia verde. La lotta alla droga unisce tanto da creare una nuova Alleanza europea dei porti, che dovrebbe essere utile a fermare le merci in arrivo. In particolare la cocaina. I dati degli ultimi anni fanno comprendere la vastità del problema: in Italia da qualche anno a questa parte infatti gli investimenti verso i sequestri di cocaina sono aumentati, motivo per cui il dato sui sequestri si è notevolmente alzato.

In linea generale il 2021 con le 91 tonnellate di sostanze stupefacenti sequestrate è stato il 4 anno dal 2000 con il quantitativo di sequestro di sostanze maggiore, negli ultimi 40 anni non si era mai raggiunto un risultato così consistente. Nel 2020 la spesa per le sostanze degli italiani ha riguardato 14,8 miliardi di euro, praticamente i costi di una riforma: il 44% è relativo al consumo di cannabis e il 30% all’utilizzo di cocaina. Questo secondo la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga nel rapporto del 2022. Un ulteriore dato da segnalare, questa volta a livello globale, è proprio rispetto alla cocaina che più di tutte le altre sembra essere la droga di questo secolo: l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) ha segnalato nell’ultimo rapporto un aumento del 35% della coltivazione di Coca tra il 2020 e il 2021. L’aumento più considerevole dal 2016. All’interno dell’Unione Europea i sequestri di cocaina stanno raggiungendo livelli record, con le 303 tonnellate sequestrate nel 2021. 

Per far fronte a questo problema e combattere la criminalità organizzata, la Commissione Europea ha deciso di ‘implementare una rete per smantellare una rete’, come ha annunciato la commissaria per gli Affari Interni Ylva Johannson, che auspica l’implementazione di nuovi controlli doganali. In questo senso entra in gioco anche Paolo Gentiloni, già Primo Ministro nel nostro Paese ed oggi commissario per l’Economia che si occupa quindi anche delle dogane. L’iniziativa di cui stiamo parlando porta proprio la sua firma: “Le dogane sono in prima linea nella lotta comune dell’Ue contro il traffico di droga, un fenomeno che causa violenze, reati e sofferenze immani. Dobbiamo intensificare la collaborazione e la condivisione delle informazioni tra i funzionari che presidiano i punti d’ingresso dell’Ue, un aspetto che ha già dimostrato la sua efficacia nel frenare il dilagare del traffico di stupefacenti” – perché, sottolinea, – “è qui che l’Alleanza europea dei porti può apportare un reale valore aggiunto“.

Dal 2024, la Commissione utilizzerà il programma Strumento per il controllo doganale (CCEI) per sostenere questa priorità dell’Ue, stanziando più di 200 milioni di euro per finanziare attrezzature all’avanguardia che possano aiutare le autorità doganali a scansionare container e altri mezzi di trasporto. In questa strategia si è parlato evidentemente della corruzione, auspicando un differente metodo di assunzione del personale: basterà?

L’aumento numerico sull’utilizzo delle sostanze stupefacenti è sotto gli occhi di tutti, e non riguarda solamente le ‘droghe old’, ma anche le ‘nuove sostanze’ come ad esempio le NPS o le nuove sintetiche, per non parlare del Fentanyl che sta arrivando anche nel nostro continente. Il ragionamento dovrebbe forse essere più ampio, e dovrebbe partire dalla domanda: perchè le persone fanno uso di sostanze stupefacenti? Inoltre, esiste anche un problema sempre maggiore di utilizzo di ‘sostanze legali’ come gli psicofarmaci, usati per curarsi nella maggior parte dei casi, ma anche per altri motivazioni che vanno oltre la sola cura personale. Le persone usano le sostanze dalla notte dei tempi, ed insieme all’implementazione di queste strategie utili a combattere la criminalità organizzata sarebbe necessario scavare più a fondo ed investire seriamente anche sulla riduzione del danno e sulla corretta informazione sull’uso delle sostanze: il conoscere per deliberare è sempre il miglior modo per prevenire le dipendenze e le morti per overdose.

 

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