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Ayahuasca: vietato l’uso religioso dopo la sentenza del TAR

La libertà religiosa, si sa, a volte s’incontra con rituali che possono non essere comunemente accettati. In questo caso, la non accettazione arriva proprio dallo Stato che dovrebbe tutelare questa libertà, con riti annessi, assicurandosi che vengano rispettate regole basilari per la sicurezza delle persone. Nella nostra Italia però, ci scontriamo con un proibizionismo che obbliga persone, enti ed associazioni a doversi difendere, come nel caso della chiesa del Santo Daime e del ‘Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia’ che hanno fatto ricorso al TAR per far arretrare il Ministero della Salute rispetto all’inserimento nella tabella degli stupefacenti dell’Ayahuasca. Questa sostanza viene utilizzata all’interno di alcuni culti religiosi, che ritengono il decotto chiamato ‘Santo Daime’ un veicolo divino;   diventa importante avere la percezione di cosa significhi Ayahuasca, che in lingua Quechua viene tradotto con aya (anima, spirito, antenato o persona defunta) e huasca (liana, corda), a simboleggiare l’unione con il mondo dell’aldilà e di qualcosa di altro rispetto al mondo materiale in cui viviamo. Ma facciamo un passo indietro.

Era il 2022 quando il Ministero della Salute inserì questa sostanza all’interno della tabella delle sostanze vietate, rendendo così impossibile il sacramento per due culti religiosi, che abbiamo citato prima, e che oggi si trovano con una sentenza del TAR che va in opposizione. I ricorsi sono stati respinti, ma il lavoro per rendere possibile l’utilizzo di questo decotto durante i riti continua, infatti ci aspettiamo che i due culti religiosi rendano un successivo ricorso massimamente efficace. Come riporta anche Open, il giudice avrebbe dato, a seguito della sentenza, delle indicazioni precise: secondo lui il ricorso aveva uno spettro troppo ampio perchè chiedeva la rimozione della sostanza dalla tabella, mentre sarebbe stato più opportuno almeno nei termini del risultato finale richiedere un’eccezione per l’uso controllato, all’interno di contesti religiosi. Su questo punto, sarebbero arrivati in aiuto anche gli esempi a livello internazionale.

Non possiamo che partire dal Sud America, dove la legislazione sull’Ayahuasca è certamente più tenue per motivi storico-culturali. Sono le popolazioni indigene della foresta amazzonica che hanno scoperto, sviluppato e tramandato l’uso a scopi spirituali e medici, facendo entrare questo decotto nella sfera della tradizione di quelle culture. Stati come Brasile, Ecuador, Colombia e Bolivia considerano l’Ayahuasca come parte integrante delle culture indigene, in Perù addirittura nel 2008 è stato riconosciuto l’uso tradizionale da parte degli indigeni come patrimonio culturale nazionale. Due esempi a livello legislativo che possiamo portare sono quelli di Ecuador e Brasile.

In Ecuador la legge concede solamente agli sciamani, già riconosciuti, l’autorizzazione ad officiare con l’Ayahuasca, ricevendo un permesso ufficiale dallo Stato per la somministrazione. In Brasile l’uso dell’Ayahuasca è stato sancito nel 1986 per legge, grazie all’attività della chiesa del Santo Daime che ha cercato di provare anche scientificamente la non pericolosità del decotto. Se ci spostiamo negli Stati Uniti, esiste di fatto il divieto soprattutto per quelle fattispecie relative ad uso, importazione e vendita, ma in alcune zone del paese (ad esempio in Oregon e a Los Angeles) si fanno eccezioni rispetto la libertà religiosa, dando la possibilità di utilizzo a quelle chiese che per culto usano la sostanza. In Europa, la sostanza è depenalizzata in Spagna ed Olanda, nei fatti però esiste un importante vuoto normativo che spesso può essere riempito a seconda del governo in carica. E questo è sempre molto pericoloso.

La pericolosità dei vuoti normativi spesso va di pari passo con l’assenza di cultura rispetto al mondo circostante, in questo caso certamente un mondo lontano che ha a che fare con popolazioni molto diverse da noi ma non per questo da ignorare. Infatti, sarà necessario indagare nelle varie forme l’intreccio tra proibizionismo e libertà di culto,  l’uso di psichedelico per motivi spirituali è spesso trascurato – ma le cose potrebbero presto cambiare, e la religione potrebbe aiutare a legalizzare queste sostanze.

 

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