“Basta spacciatori per strada a diffondere morte”: con queste parole il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha presentato in conferenza stampa alla Camera un disegno di legge che mira ad un salto di qualità nella lotta allo spaccio di droga, inasprendo le pene per chi viene colto in flagranza di reato ed eliminando il concetto di “modica quantità” come attenuante.
Come spesso capita, la proposta del leader leghista arriva dopo una grave fatto di cronaca, che ha portato alla tragica morte di una giovane coppia di genitori nelle Marche, investiti da un pirata della strada sotto effetto di alcol e rimasto precedentemente coinvolto in un reato per possesso e spaccio di droga. Di qui l’urgenza del disegno di legge presentato in fretta e furia, dopo che nei mesi scorsi il ministro con delega alle droghe, Lorenzo Fontana, aveva comunque ampiamente anticipato le intenzioni leghiste.
Ad una precisa domanda, però, sul motivo per cui, vista l’urgenza, Salvini non abbia presentato un decreto legge governativo ma un’iniziativa di legge parlamentare, la risposta è rivelatrice: “Come sapete, nella maggioranza su questi temi ci sono sensibilità diverse (e quindi il decreto non sarebbe stato votato in Consiglio dei ministri, ndr), ma non credo che in Parlamento ci sia qualcuno che abbia il coraggio di opporsi ad una legge contro chi vive spacciando”. E poi, per la prima volta, Salvini ha usato parole nuove nei confronti dei consumatori: “Non c’è alcun intento di punire chi consuma, ma chi spaccia. Io mi occupo degli spacciatori, altri del consumo. Ognuno è libero di fare quello che vuole, anch’io fumo sigarette sapendo che fa male”.
Parole che sono passate un po’ in sordina e che sembrano scomparse dai resoconti giornalistici del giorno dopo. Ma che dovrebbero indurre il Movimento 5 Stelle a cogliere la sfida lanciata da Salvini, se non addirittura a cavalcarla.
Salvini dice che lui non vuole punire i consumatori? Bene, però c’è un problema. In Italia, i consumatori esistono perché ci sono quelli che vengono comunemente chiamati spacciatori. Senza gli spacciatori, i consumatori, quelli che Salvini considera “liberi di fare ciò che vogliono”, non esisterebbero. Se invece le persone fossero libere di consumare prodotti legali e controllati, d’un colpo si materializzerebbero una lunga serie di benefici:
- Molti degli spacciatori che ora sono per strada sparirebbero
- La criminalità organizzata, che fa soldi rifornendo quegli spacciatori, subirebbe un colpo letale
- Le sostanze in circolazione sarebbero più sicure e controllate, invece che tagliate schifosamente con robaccia di ogni tipo
- Si darebbe un grande contributo per risolvere il dramma del sovraffollamento carcerario
- Si darebbe finalmente una boccata d’ossigeno ad un’intera filiera economica, che avrebbe ripercussioni positive dal punto di vista occupazionale e in termini di entrate per le casse dello Stato
Allora la sfida che il Movimento 5 Stelle, in drammatico calo di consensi, dovrebbe secondo noi lanciare a Salvini è proprio questa, anche per fare finalmente chiarezza: bene la fine della modica quantità, ma contemporaneamente sì alla legalizzazione della cannabis. Perché il vero cortocircuito, in tutto questo, è continuare a considerare la cannabis una “droga” alla stregua di eroina, cocaina o metanfetamina.
Non siamo noi a dirlo, ma l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha proposto di depenalizzare la cannabis in tutto il mondo e di classificarla in un altro modo rispetto alle droghe, alla stregua di alcol e tabacco. Con la legalizzazione della cannabis, la lotta senza quartiere agli spacciatori che rimarranno per strada sarà non solo giustificata ma anche più efficace.
Questo è il nostro consiglio non richiesto a Di Maio e gli altri. Se il Parlamento è sovrano per votare il ddl proposto da Salvini, allora lo è anche per votare la legalizzazione. E se è vero che, come affermato ieri in via ufficiale da Enza Bruno Bossio, parlamentare vicina al nuovo segretario Zingaretti, il nuovo Pd è pronto a cogliere questa sfida, allora ne potremo vedere davvero delle belle.