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Cannabis e animali, quali benefici? Intervista a Francesca Visalli, la veterinaria olistica che si prende cura dei nostri amici

“Perché amo gli animali?
Perché io sono uno di loro.
Perché io sono la cifra indecifrabile dell’erba,
il panico del cervo che scappa,
sono il tuo oceano grande
e sono il più piccolo degli insetti.
E conosco tutte le tue creature:
sono perfette
in questo amore che corre sulla terra
per arrivare a te.”
(Alda Merini)

La veterinaria è una medicina speciale dove i pazienti, che non possono scegliere in autonomia, si devono affidare ai compagni umani. La medicina olistica si contraddistingue per l’approccio, che non si focalizza sul sintomo o la malattia ma sul paziente nella sua interezza.

E se il paziente è peloso e abbaia? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Visalli!

Francesca Visalli medico veterinario dal 1995, si occupa da anni di medicina cinese tradizionale ed energetica, agopuntura, medicina omeopatica, terapia del dolore e PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia).

Spesso prescrive cannabinoidi ai suoi pazienti. Nella sua esperienza quasi trentennale ha mantenuto vivo il fuoco ardente della conoscenza e questo l’ha condotta ad essere la professionista che è oggi, ma durante i suoi studi universitari ha avuto una formazione olistica o ha dovuto approfondire in altro modo?

“Quando mi sono laureata, tanti anni fa, l’università non prevedeva una formazione all’approccio olistico. Dopo la laurea, pur avendo sostenuto l’esame di stato, non mi sentivo pronta ad affrontare il mondo del lavoro da sola ed ho iniziato ad esercitare affiancandomi a due colleghi. Pian piano, seguendo un mia personale propensione, ho iniziato a studiare omeopatia e fitoterapia e mi sono addentrata in un mondo nuovo ma estremamente affascinante. Parallelamente ad un percorso in anestesia e terapia del dolore ho iniziato i corsi per uno studio approfondito delle pratiche complementari. Il primo corso è stato quello di agopuntura, cui hanno fatto seguito quelli di fitoterapia, floriterapia, omeopatia e terapie palliative. Tale percorso è stato successivo a quello iniziale di laurea in medicina veterinaria.

I pazienti ovviamente non possono esprimersi verbalmente, non Le dicono dove gli fa male e per alcune pratiche possono manifestare con difficoltà un effetto placebo, non si possono autoconvincere che qualcosa gli faccia bene. Questo rende molto più complicato il suo lavoro ma convalida l’efficacia del trattamento.

“I miei pazienti non si esprimono a parole ma con sguardi, gesti ed atteggiamenti.
Sono pazienti speciali come, tra gli umani, gli anziani, i bambini piccoli o le persone con disabilità. Serve un attitudine alla percezione che in parte è personale e in parte va affinata, con l’esperienza, con la costanza, cercando di capire cosa ti stanno dicendo. Per quanto riguarda l’effetto placebo, che in umana viene giustificato in alcuni casi dall’implicazione mentale del paziente, su di loro è meno presente. Se è vero che in omeopatia le somministrazioni ripetute prevedono una particolare attenzione nei confronti del Pet e possono giustificare per questo un effetto placebo, l’agopuntura prevede l’infissione di aghi sul corpo dell’animale che con estrema difficoltà potrà giustificare l’insorgere di tale effetto.

Quali sono le patologie che tratti con la cannabis e quali con altri metodi (omeopatia, agopuntura)? E quali sono i risultati ottenuti?

“Facendo terapie complementari, possono implementarsi l’una con l’altra. E’ difficile che io tratti un paziente solo con l’omeopatia o solo con l’agopuntura o solo con la fitoterapia quindi in essa anche il cbd, diciamo che posso fare la scelta di trattarli o con la fitoterapia e l’omeopatia o con l’agopuntura e la fitoterapia. Non approccio mai un paziente con agopuntura e omeopatia perchè in quanto medicine energetiche, lavorano egualmente sull’equilibrio energetico del paziente e si possono associare alle altre pratiche complementari. Gli unici pazienti esclusi dalle possibilità terapeutiche sono i pazienti chirurgici. Una massa tumorale va asportata, una frattura ridotta e così via. Ciò non toglie che io possa poi coadiuvare questi stessi pazienti per lenire il dolore ed abbreviare il decorso post chirurgico utilizzando tutte le pratiche complementari che conosco. I risultati sono meravigliosi. Ho fatto il veterinario di base per 10 anni e l’anestesista per altrettanto tempo, poi ho iniziato a fare medicine complementari e oggi faccio quasi esclusivamente medicine complementari. Posso dire che negli ultimi 12 anni mi sono dedicata quasi completamente alle medicine complementari. La soddisfazione da 1 a 100 è 1000!”

Grandi soddisfazioni e qualche ostacolo lungo il percorso, ogni medaglia ha un rovescio come ogni mestiere ha le sue difficoltà. Quali sono quelli del veterinario olista?

“Il reperimento del farmaco è il primo, ma chi la dura la vince! Non è facile ma non è neanche impossibile. Le richieste dei pazienti, come tutti, alle volte tratto con gente che mi chiede la luna ma io gli spiego che la luna non la posso tirare giù. Quindi ho imparato nel corso degli anni che è importante far capire al cliente cosa tu gli puoi offrire in modo da fargli capire se tu sei il suo target e se lui è il tuo target. Un paziente oncologico in stadio terminale può essere aiutato con una buona terapia palliativa a vivere dignitosamente quanto gli rimane, ma nulla di più, purtroppo. In questi casi, come nei pazienti anziani affetti da osteoartrosi o da disfunzioni cognitive, l’uso del CBD e della Cannabis terapeutica sono di estremo aiuto ma il loro reperimento non sempre è facile o immediato. Le difficoltà sono quelle di tutti i giorni della vita.”

L’informazione è importante, soprattutto se sono pochi gli esperti in materia e i canali divulgativi scarni e irrisori. Quali azioni andrebbero perseguite per diffondere maggiormente le informazioni sulla legittimità della cannabis medica?

“Si deve fare informazione con onestà, con precisione, con professionalità, con dedizione, con pazienza ed in maniera corretta. Bisogna partire dalle basi per farlo poi in modo più integrato e far capire alle persone quali siano i vantaggi della legalizzazione della cannabis. Lavorando correttamente ed in collaborazione si può portare avanti una causa comune. Possiamo lenire la sofferenza di chi effettivamente ne ha bisogno. Abbiamo a disposizione un’arma meravigliosa che può aiutarci a salvare tanta gente dal dolore e dalla sofferenza.

La cannabis medica è legale in Italia, purtroppo sono in molti tutt’oggi a ignorare la legittimità della prescrizione e le applicazioni terapeutiche. Il blocco ad oggi è ancora nel forte legame che si è strutturato tra medico di base e medicina allopatica. Quanto il suo essere donna ha influito e influisce sul suo lavoro?

“All’università avevo colleghi uomini. Mi sono laureata in veterinaria in un’epoca in cui se non eri maschio venivi guardato male, in un epoca in cui il mio professore di patologia generale mi ha chiesto che cosa ci facessi lì invece di essere a casa a fare la torta di mele e la marmellata. Non mi importa. Quello che conta non è il mio essere donna ma è quello che ho in testa.  Ho avuto tante difficoltà ma sono andata avanti a testa bassa davanti a tutti. Non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, men che meno mai da un uomo. Spesso trovo più complicità con i colleghi uomini ma è un fatto personale. Se mi fanno notare che sono una donna rispondo di “sì”, che lo sapevo e me lo porto bene il mio essere donna”.

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