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HomeCannabisL'autocoltivazione è l'unica soluzione, ecco perché "io devo disobbedire"

L’autocoltivazione è l’unica soluzione, ecco perché “io devo disobbedire”

Oggi sono molto amareggiato. Da anni sto cercando di far applicare le leggi sulla cannabis terapeutica, diventandone ormai un esperto. Chi mi segue e segue l’associazione Canapa Caffè sa di cosa parlo e che da anni indirizziamo i pazienti verso i medici che prescrivono la cannabis.

Intanto sono qui per portare il massimo sostengo alla “campagna ” #iocoltivo, perché ritengo da sempre che sia necessario distinguere le condotte per un uso personale. Fino ad oggi si è cercato solo di incriminare e purtroppo le forze dell’ordine non distinguono un consumo da un traffico. Il possesso di piantine, magari neanche troppo in salute o malate, ha sempre portato i malcapitati davanti a un processo penale con le accuse di produzione di stupefacenti e spaccio.

In qualsiasi paese del mondo, tenendo in considerazione che ormai molti paesi civili stanno legalizzando, ed in Europa, dove non è ancora legale, un consumatore che viene trovato per strada in possesso di una piccola quantità di Cannabis rischia una multa, il sequestro , una tirata di orecchie. In Italia no, nonostante il referendum del 96 , per pochi grammi di “fumo ” prima si parte dall’art 73 e quindi nel 99% dei casi si arriva a subire da parte del consumatore una vera e propria operazione di polizia. 

Perquisizioni, accuse pesanti e sopratutto spese legali, si viene accusati di spaccio per pochi grammi, soprattutto se c’è un piccolo tentativo di coltivazione e senza un buon avvocato è difficile arrivare all’ articolo 75, cioè l’uso personale.

Un uso personale che, se dichiarato, comunque può avere conseguenze pesanti sulla vita dell’imputato, come la revoca del passaporto o della patente. Per questo spesso e volentieri il sistema porta la vittima a patteggiare, a prendersi una minima condanna.

La sentenza delle sezioni unite ha dato una piccola scossa… I tribunali sono intasati di processi ridicoli per cause nei confronti di consumatori e la disobbedienza messa in atto con l’iniziativa #iocoltivo, spero con tutto me stesso, serva a non portare in futuro i consumatori di cannabis che coltivano a non subire più un processo penale. Anzi spero che serva a spronare la politica nello stabilire con una legge ben precisa, che definisca i parametri per una coltivazione domestica ad uso personale e anche ad aprire il libero mercato della cannabis medica e ludica che, ricordiamo, dove è legale ha portato solo benessere economico e decine di migliaia di posti di lavoro.

D’altra parte sono qui ad annunciare un’altra disobbedienza, quella dei pazienti! Come dicevo all’inizio, sono molto amareggiato. A Gennaio 2020, dopo una tribolazione durata anni, pensavo di essere parzialmente riuscito a far applicare le leggi sul mio caso. Sono invece  qui per testimoniare quello che un paziente vive, ormai da anni e che  gran parte di quello che sto subendo io in prima persona lo subisce chiunque provi a curarsi con la cannabis.

La terapia con cannabis, nel mio caso, è da intendersi cronica e necessaria, ma per ottenere quello che sarebbe un diritto costituzionale subisco uno stress continuo, essendo alla costante ricerca di soluzioni per non rimanere senza terapia.

Tutto questo comprende telefonate, visite, burocrazia infinita e purtroppo molte prese in giro! Senza parlare del disagio per essere da quattro anni senza patente.

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Le problematiche burocratiche che sto subendo in prima persona sono estreme. Ogni volta, pur rivolgendomi sempre alla stessa struttura sanitaria pubblica, devo ricominciare da capo con un nuovo medico e spiegargli tutto, spesso trovando medici non preparati. Durante una visita svoltasi a settembre mi sono stati ridati i soldi del Ticket pagato perché non era presente nessuno specialista che volesse o potesse prescrivere, così come successo nuovamente ad ottobre quando sono stato parcheggiato ore in codice giallo fino a quando non ho firmato per uscire ed andare in Olanda. Tutto questo accadeva perché l’ospedale non aveva farmaci cannabinoidi da somministrare una persona dimostrata farmaco resistente e che assume solo quello, è quindi necessaria la presenza di specialisti all’interno delle strutture sanitarie pubbliche.

La terapia con cannabis viene ostacolata da diversi fronti.

Ho provato ad organizzare corsi di formazione per medici, chiedendo il patrocinio della Regione, ma non è stato possibile e hanno partecipato solo alcuni medici di base. A pagamento l’erogazione di cannabis comincia a funzionare, ma chi non ha risorse economiche o anche chi le possiede ma ha un piano terapeutico consistente, cioè oltre i 30 grammi al mese, è in una continua difficoltà.

Il 30 novembre 2019, con l’associazione Canapa Caffè, abbiamo dato sostegno all’iniziativa di disobbedienza lanciata dal cannabis cura Sicilia Social Club, dall’amico Alessandro Raudino , affetto da sclerosi multipla e costretto a coltivare la propria terapia, (https://cannabiscurasicilia.com/).

A marzo, arrivata la quarantena e i blocchi dovuti dal Covid-19 , avendo impossibilità di reperire la cannabis terapeutica necessaria ma solo una parte e comunque a pagamento, ho scritto di nuovo all’ufficio centrale stupefacenti per chiedere l’autorizzazione alla coltivazione.

Bisogna NORMALIZZARE quello che comunque siamo obbligati a fare… Auto Coltivare!

Sempre di più persone lo faranno per non rimanere senza terapia,  tenendo anche in considerazione la notizia che ci è appena arrivata in merito al fatto che abbiamo già terminato la cannabis terapeutica importabile che il Ministero della Salute aveva previsto per il 2020…e siamo solo a Maggio. Questo significa che anche a pagamento d’ora in poi sarà difficoltoso rifornirsi e adempiere al proprio piano terapeutico.

L’autocoltivazione è l’unica soluzione, al momento la disobbedienza è circoscritta a pochi soci, tenendo in considerazione che purtroppo ci sono persone che non possono coltivare a causa della loro patologia, o di tempo e spazio.

Per questo vorrei che l’associazione Canapa Caffè potesse aiutare i pazienti che, per problematiche burocratiche ed economiche, non riescono ad accedere alla terapia necessaria. Al momento è possibile offrire solo cbd di alta qualità a basso costo per i soci ma stiamo pensando anche di strutturare un crowdfunding per pagare le spese fisse.

Per farvi avere un idea, solo per riaprire l’associazione il 18 maggio abbiamo già affrontato e avremmo spese ingenti per la sanificazione, senza contare gli affitti per il locale che ospita l’associazione, rimasto chiuso per due mesi e che prima di settembre non potrà ripristinare la propria attività, forse.

Per questo siamo costretti alla disobbedienza, per cercare di stare bene autonomamente sapendo che purtroppo sullo stato si può contare molto a singhiozzo e quindi senza dovere sempre elemosinare la propria terapia.

Per necessità.

#iodevocoltivare #iodevodisobbedire

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